mercoledì 17 giugno 2015

Città metropolitana: così non funziona…


La legge di stabilità 2015 ha delineato un percorso certo verso un dissesto programmato delle Città metropolitane, come certificato il mese scorso dalla Corte dei Conti (rapporto sul sito web). Una evidente scelta politica, quella di portare sull’orlo del burrone economico i nuovi enti, dovuta alla loro intrinseca debolezza sul tavolo delle trattative nazionale. Di riflesso anche la strada verso l’Unione Europea e i suoi bandi di finanziamento è irta di ostacoli. ''Parlamento riveda norme, oppure si rischia di finire nel burrone''. Questo allarme è stato lanciato il 4 marzo scorso dal sindaco metropolitano di Milano, Giuliano Pisapia, al termine della relazione sui conti della Città metropolitana con il buco di 114 milioni di euro. Il sindaco ha sottolineato “… che la situazione è disperata e disperante”, definendo “vergognoso” che il 47% degli introiti della Città metropolitana siano dirottati da Milano a Roma. Un federalismo alla rovescia, che di fatto azzera il progresso culturale e politico iniziato negli anni ottanta. La riforma Delrio per le Città metropolitane (C.M. in seguito) aveva acceso tante speranze, per il fatto di essere una riforma innovativa e coraggiosa in alcune scelte. Però, gestita dal Governo con grande difficoltà, come dimostra la sequenza di interventi dopo l’approvazione, con voto di fiducia, della riforma Delrio, la legge 56/14, a fine marzo 2014.
Un continuo taglia e cuci che non sposta il problema di fondo: la legge Delrio assegna al sindaco del comune capoluogo la carica di  sindaco metropolitano, con ampi poteri amministrativi, apparentemente forti, ma con peso politico molto scarso.
Il sindaco del capoluogo l’anno scorso poteva anche essere compiaciuto dell’allargamento delle sue funzioni sul territorio, ma ora, di fronte al collasso economico degli enti impostato con la legge di stabilità, si ritrae, concentrandosi sui suoi compiti originari. Le urne sono vicine, il prossimo anno si voterà a Torino, Milano, Napoli e forse a Roma con l’elezione diretta del sindaco del capoluogo (che vale doppio, visto che automaticamente diventa sindaco della C.M.). Pesano di più gli elettori del capoluogo, che quelli metropolitani, che subiscono le scelte di altri. Il ripristino dell’elezione diretta è auspicabile e sarà possibile al verificarsi di alcune condizioni.
A Milano, se il Parlamento approverà una apposita legge elettorale nazionale per le città metropolitane, appena il comune avrà approvato le nuove Municipalità, sarà possibile l’elezione diretta del sindaco e del consiglio metropolitano. Purtroppo non si hanno notizie di proposte presentate dalle forze politiche o dal Governo, né di disegni di legge presentati alla Camera o al Senato. C’è da darsi da fare per arrivare ad avere una legge elettorale per le città metropolitane in tempo utile per il prossimo maggio, altrimenti si rimane nel limbo fino al 2021, per cui su sollecitazione della lista civica la “Città dei Comuni”, con l’avv. Felice Besostri, si è messo a punto la proposta Besostri-Comero.
E’ una proposta di legge elettorale per le città metropolitane che utilizza il sistema maggioritario, a collegio unico per il sindaco, con collegi uninominali per i consiglieri al fine di rafforzare il legame con il territorio.
L’elezione diretta non è la panacea di tutti i mali, ci sono molte controindicazioni, come si è visto a Milano negli ultimi decenni. Per questo si è cercato un giusto equilibrio tra i vari organi, tra chi decide e chi controlla, senza bloccare il sistema su logiche di maggioranze prefigurate.
Non va bene che Milano rimanga con questa debolezza di fondo fino al 2021, c’è da assicurare con l’elezione diretta una maggiore autorevolezza politica sia al consiglio che al sindaco metropolitano.

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lunedì 8 giugno 2015

Italicum, anche i seggi potranno volare…



I seggi volano già dal 2006…
Il voto del 31 maggio è come la campanella dell’ultimo giro. Il sistema politico è in fibrillazione con l’idea che passato agosto ci sia un pronti via con le campagne elettorali, che comunque sia ci sarà per il voto del prossimo maggio 2016, che interesserà grandi città come Milano. L’unica incertezza è quella di vedere se si aggiungerà anche il traguardo finale della legislatura o uno volante, valido solo per la poltrona di palazzo Chigi.
Si sa, è sempre andata così negli ultimi vent’anni. Gli italiani non si lasciano sfuggire l’occasione di esprimere un parere sulla politica nazionale utilizzando anche il voto delle comunali. E’ la tanto vituperata sovranità popolare, che molti cercano di disattivare, studiando leggi elettorali sempre più astruse e complicate come l’Italicum.
E’ andata così anche quest’anno, in un appuntamento che sembrava marginale, con il consueto turno elettorale delle comunali, vi è stata l’aggiunta di sette regioni al voto. Quando due elezioni coincidono, comunali e regionali, allora si raggiunge una massa critica che assume un notevole peso politico. I numeri di quest’anno sono impressionanti, a cominciare dall’astensionismo, oramai a livelli intorno al 50%, per cui si rimanda alle analisi dell’Istituto Cattaneo.
Nel 2000 si era visto qualcosa di simile per il centro sinistra e la caduta di D’Alema, idem nel 2005 per il centro destra, così come nel 2007 per Prodi e nel 2011 per Berlusconi con la perdita di Milano.
A chi tocca ora? In primis a chi sta al governo che, forse, ha esaurito la rendita di posizione, il PD ha pagato caro con la perdita di molti voti, il M5S è come un bicchiere riempito a metà, Forza Italia è diventata poca cosa, complementare nel centro destra per cui Berlusconi dovrà inventare qualcosa, infine Salvini che ha da mantenere un trend di crescita molto veloce. In futuro molto dipenderà da quali regole verranno utilizzate, il sistema del “consultellum” sarà in vigore fino al 30 giugno 2016, dopo di che entrerà in funzione la nuova legge elettorale che regala seggi al prescelto, il cosiddetto Italicum.
La legge 52 è stata approvata dalla Camera il 4 maggio ed è entrata in vigore il 23 maggio, per essere subito parcheggiata in cortile per tredici mesi...


l'articolo prosegue sul giornale on line L'Indipendenza.com a questo link:


buona lettura

martedì 26 maggio 2015

Proposta di legge elettorale Besostri-Comero per l’elezione diretta del sindaco metropolitano

Proposta presentata il 1° luglio a Milano, aggiornata al 20 luglio
(proposta di legge di iniziativa popolare in fase di deposito alla Cassazione)

Elezione diretta del sindaco e del consiglio della città metropolitana

Art. 1 Elezione diretta del sindaco metropolitano
Gli elettori dei comuni della città metropolitana eleggono a suffragio universale e diretto il sindaco metropolitano con sistema maggioritario, contestualmente all’elezione del consiglio metropolitano. Ogni elettore riceve una scheda elettorale riportante esclusivamente i nominativi dei candidati sindaci affiancati dal rispettivo contrassegno. È proclamato eletto il candidato sindaco che riporta la maggioranza relativa dei voti. Si procede ad un secondo turno elettorale tra i primi tre candidati più votati se i votanti non raggiungono il 50% degli elettori
Art. 2  Elezione del consiglio metropolitano
Il territorio della città metropolitana è suddiviso in un numero di collegi corrispondente ai quattro quinti, con arrotondamento per difetto, del totale dei consiglieri da eleggere. I collegi, di equivalente dimensione demografica, comprendono preferibilmente comuni e municipalità intere, sono deliberati dalla conferenza metropolitana a maggioranza qualificata dei tre quinti. In caso di inadempienza provvede il prefetto con proprio decreto. Ogni consigliere rappresenta l'intera città metropolitana.
Gli elettori di ogni collegio uninominale ricevono una seconda scheda elettorale riportante esclusivamente i nominativi dei candidati consigliere con relativo contrassegno.
È eletto consigliere al primo turno il candidato che ottiene la maggioranza assoluta dei votanti nel collegio. Si procede ad un secondo turno tra i primi tre candidati più votati anche se ha votato meno del 50% degli elettori del collegio. L’ufficio elettorale determina i collegi rinviati al secondo turno e i candidati ammessi.
Un quinto dei seggi sono assegnati ai candidati non eletti, in base alla graduatoria decrescente delle percentuali di voti sui votanti riportate nei rispettivi collegi al primo turno.
Art. 3 Indizione delle elezioni
Il sindaco metropolitano 90 giorni prima del voto indice le elezioni, con decreto pubblicato all’albo pretorio della città metropolitana e dei comuni interessati unitamente all’elenco dei collegi uninominali, fissando la data dell’eventuale secondo turno.
Art. 4 Candidature
Sono candidabili a sindaco e consigliere metropolitano tutti gli elettori italiani. La candidatura a sindaco metropolitano è sottoscritta da mille a duemila elettori residenti in tutti i collegi uninominali della città metropolitana.
La candidatura a consigliere metropolitano è sottoscritta da duecento a duecentocinquanta elettori del collegio. Le sottoscrizioni sono autenticate secondo le modalità previste per le elezioni comunali, art. 3 legge n. 81 del 1993, anche dal sindaco metropolitano o suo delegato e dai consiglieri metropolitani. Le sottoscrizioni possono essere effettuate anche con modalità telematica tramite posta certificata.
Tutte le candidature sono pubblicate sia all’albo pretorio che nell’apposita sezione del sito internet della città metropolitana, unitamente alla documentazione prodotta. Anche gli atti dell’ufficio elettorale sono pubblicati nel medesimo sito internet.
Art. 5 Presentazione candidature
Le candidature sono presentate al competente ufficio elettorale tra il 45° e il 44° giorno antecedente il voto allegando:
certificato del casellario giudiziale, dichiarazione di non avere carichi giudiziari pendenti per reati che possano comportare incandidabilità, ineleggibilità o incompatibilità con la carica elettiva e di non essere sottoposto a misure di prevenzione o sicurezza, dichiarazione di non essere candidato in altra città metropolitana o provincia, il programma amministrativo che intende realizzare, curriculum vitae, simbolo identificativo da riportare nella scheda elettorale e le sottoscrizioni autenticate. Contro le ammissioni e le esclusioni si applica l’art.129 del codice del processo amministrativo.
 Art. 6 Verifica delle candidature. Parità di genere 
L’ufficio elettorale verifica le candidature entro due giorni e compone la lista dei candidati sindaco e le liste dei candidati per ogni collegio. Inoltre, verifica tra quanti utilizzano il medesimo simbolo identificativo, che nessuno dei due sessi sia superiore al 60 per  cento, pena l’esclusione. I candidati sindaci non possono candidarsi per l’elezione del consiglio metropolitano. 
Art. 7 Rendicontazione  e formazione degli eletti
Il sindaco e i consiglieri metropolitani rendicontano le spese sostenute per la campagna elettorale e l’attività amministrativa in una apposita sezione del sito internet della città metropolitana.
I consiglieri eletti per assumere incarichi specifici e deleghe dal sindaco metropolitano devono dimostrare di avere competenze adeguate oppure aver frequentato appositi corsi di formazione inerenti il governo e la gestione degli enti, organizzati subito dopo il voto da enti certificati e convenzionati con la città metropolitana.
Art. 8  Disposizioni di coordinamento e  attuazione
Per tutto ciò che non è disciplinato dalla presente legge, si applicano, in quanto compatibili, le disposizioni del decreto legislativo n. 267 del 2000, la legge n.122 del 1951 e del testo unico per le elezioni comunali D.p.r. n.570 del 1960.
Le modalità di attuazione della presente legge saranno contenute in apposito regolamento da adottarsi entro tre mesi.

Con l’entrata in vigore della presente legge tutte le città metropolitane sono tenute ad adeguare i propri statuti alle nuove norme e indire l’elezione diretta del sindaco e del consiglio metropolitano entro e non oltre un anno dall’approvazione della legge.

Sono abrogate le disposizioni del comma 22 e quelle inerenti le modalità di elezione di secondo grado del sindaco e del consiglio metropolitano della legge n. 56 del 2014.

Il sindaco e i consiglieri metropolitani sono equiparati agli organi del comune capoluogo rispettivamente per l’indennità di funzione e il gettone di presenza come previsto dall’art. 82, comma 8, del decreto legislativo 267 del 2000.

Art. 9 Cittadini dell’Unione europea
I cittadini dell’Unione europea residenti in un comune della città metropolitana possono partecipare al voto e candidarsi per il consiglio metropolitano con le modalità e le procedure previste per le elezioni comunali.
Art. 10 Copertura delle spese
Gli oneri diretti e indiretti sostenuti dai comuni e dalla città metropolitana per l’organizzazione e lo svolgimento delle elezioni metropolitane sono interamente rimborsati dallo Stato.
Art. 11 Entrata in vigore

La presente legge entra in vigore il giorno successivo a quello della sua pubblicazione  nella Gazzetta Ufficiale.

mercoledì 22 aprile 2015

ITALIKUM: spuntano seggi in più...


Legge elettorale, se vince Renzi è duce a vita: assegnazione dei seggi incontrollata 


Mi ero ripromesso di non scrivere più sull’Italicum, dopo aver scritto un libro insieme a Giorgio Galli e Felice Besostri, decine e decine di articoli e conferenze fatte l’anno scorso.
Invece, sono come quei ragazzi che se sentono giocare a palla in strada non possono resistere e si precipitano giù dalle scale con la foga di tirare quattro calci. Fuor di metafora, martedi e mercoledì, 14-15 aprile, c’è stato un altro giro di audizioni alla 1° commissione della Camera, presieduta dal forzista Sisto. L’eco è giunto sui giornali e sui Tg, amplificato dalla contemporanea scelta di Renzi di convocare le sue truppe parlamentari per stringere le fila in vista del voto in commissione e, a fine mese, in aula.
La partita è incerta, non ha un esito ben definito, ognuno tira la palla dove capita, che rimbalza sulle pareti e sulle finestre fino a quando il troppo rumore o qualche vetro rotto, farà arrabbiare l’inquilino del palazzo sul Colle.

a questo link:

Presentata la proposta Besostri-Comero di elezione diretta

domenica 15 marzo 2015

PURCHE' CI TEMANO... Incontro Palazzo Cusani 19 marzo 2015


REDDE RATIONEM



































Istituto Filosofico Lombardo
Ciclo di incontri 2015 “Le parole della Politica” 

Redde rationem
Il Rendiconto di un anno di azione politica
 del Parlamento e del Governo


“il contesto storico di questo ultimo anno” Giorgio Galli, Storico e politologo

“Il gioco sulle regole e l’incertezza politica” Daniele V. Comero, Analista politico elettorale

“Il punto di  vista  del costituzionalista”, Felice C. Besostri, Avvocato e costituzionalista

“la riforma del lavoro –Jobs Act”, Antonio Verona, Resp. Dip. Mercato del lavoro CGIL Milano


mercoledì 5 novembre 2014

Il Patto, il Colle e l'Italicum

Il Patto per la legge elettorale (ItaliKum) 
Si ritorna a parlare della grande riforma elettorale. Renzi, in una delle innumerevoli comparsate televisive, riesuma l’Italicum rilanciandolo con una modifica apparentemente tecnica, quasi di poco conto: dare il premio in seggi (il cosiddetto "regalone") al partito e non alla coalizione. 
Vuol dire scrivere la parola “fine” sulla storia di molti piccoli partiti che rimarrebbero schiacciati sotto le soglie di sbarramento tenute appositamente alte. 
Chi vuole entrare in Parlamento dovrebbe per forza rivolgersi ai due sottoscrittori del Patto del Nazzareno o in alternativa a Grillo.
Berlusconi, nel dubbio di non farcela a liberarsi dalle catene giudiziarie sta cercando di far correre anche altri nei suoi territori di caccia, 
per questo ha lanciato Matteo Salvini, una lepre molto veloce.
L’incredibile è che l’ex Cavaliere è ancora al centro di tutte le trame, nonostante gli acciacchi, i processi e l’età che avanza. 
E’ un giocoliere raffinato, che copre tutte le situazioni. 
Alla proposta di Renzi risponde in sequenza: no, forse, non so, parliamone, certo che si. 
Una di queste è certamente la risposta giusta...
prosegue al link:

Presentazione Libro URNA di Pandora alla Casa Rossa







mercoledì 24 settembre 2014

MILANO e LA GATTA FRETTOLOSA CHE VUOLE VOTARE, nonostante che...

Ci siamo, il voto per il Consiglio metropolitano di Milano è per domenica 28 settembre. Ma quasi tutti i cittadini milanesi non potranno votare. Sono elezioni di secondo grado, votano poco più di 2000 persone su tre milioni di abitanti, solo i consiglieri comunali e i sindaci, meno dello 0,1% degli elettori. E’ un deciso passo indietro a metà Ottocento, quando si votava per censo, voluto dalla legge 56/2014, la cosiddetta legge Delrio, dal nome del potente sottosegretario alla presidenza del governo Renzi. Questa è anche la prima (e unica) riforma istituzionale varata dall’attuale governo. Ieri abbiamo visto come la riforma delle Province stia per diventare un riciclaggio occulto dei vecchi politici che non vogliono mollare la sedia. Oggi tocca all’altro pezzo della riforma: le Città metropolitane, che prenderanno il posto delle Provincie nelle grandi aree urbane.
Dai primi passi del Comune di Milano c'è il serio pericolo di “infeudamento” della Città metropolitana, con la riproposizione del vassallaggio feudale. 
Nel convegno del 9 settembre scorso sulle funzioni della nuova Città, organizzato dal Comune di Milano, hanno spiegato quali saranno i possibili vantaggi per gli altri 133 comuni:
- la costituzione di una “Stazione Appaltante” unica, 
- il Grande Piano Strategico dell’Area metropolitana.
Alla storiella del Piano strategico non credono neanche i bambini, che hanno più fiducia nella Peppa pig. 
La Stazione Appaltante unica, invece, incute un certo timore....

prosegue sul giornale on line, al link:
(ritaglio del verbale dell'Ufficio Elettorale, dove si afferma che fino al 1° gennaio non c'è capacità giuridica
per il Consiglio che, con tanta fretta, verrà eletto il 28 settembre)

buona lettura

RIFORME e CONTRORIFORME RENZIANE

La tanto invocata riforma delle Province sta arrivando, basta attendere le elezioni di secondo livello che si svolgeranno da domenica prossima 28 settembre fino al 12 ottobre. 
Un’operazione che coinvolgerà poche persone nell’elezione degli organi di comando delle Province, meno dello 0,5% degli elettori. 
Giornali e televisioni ne parlano poco, per non far sapere all’elettore che è stato “rottamato”. 
Finirà che anche questo evento verrà celebrato come un ulteriore passo avanti del riformismo renziano nell’ammodernamento della democrazia italiana. 
Invece, per le Province la faccenda è un po’ più complicata. 
Innanzitutto sono state alleggerite dei soldi e lasciate agonizzanti in gestione ai comuni. 
La legge 56/14 prevede esplicitamente che il presidente sia un sindaco, con incarico a titolo gratuito, eletto con elezione di secondo livello riservata ai sindaci e ai consiglieri comunali. 
La riforma Delrio è questa, se non che un diavoletto ha infilato tra le pieghe delle varie norme un piccolo imbroglio, subdolamente inventato per “controriformare” la riforma utilizzando una delle tante modifiche apportate alla legge in questi suoi primi mesi di vita. 
Che cosa sta succedendo è presto detto....

prosegue sul giornale on line:

venerdì 19 settembre 2014

Il voto frettoloso, produrrà dei consiglieri ciechi...

Il voto frettoloso del 28 settembre per la Città Metropolitana di Milano
Immagine in linea 1


Fatta la legge trovato l’inganno. 
Questo è il canovaccio classico del riformismo nostrano, al quale non si sottrae la legge Delrio che istituisce le città metropolitane. 
Una legge certamente imperfetta che in fase applicativa si poteva cercare di migliorare, visto il largo margine di autonomia concesso agli enti locali. 
Niente da  fare​...
prosegue

mercoledì 17 settembre 2014

Ricevimento a Palazzo Reale...

Articolo pubblicato dal settimanale on-line Arcipelago Milano, N° 31-2014
http://www.arcipelagomilano.org/

al link:
http://www.arcipelagomilano.org/archives/34318

“PASTICCI METROPOLITANI”. ALLA RISCOPERTA DEL FEUDALESIMO

Nei giorni scorsi si è svolto un seminario sulle “funzioni” della Città metropolitana (martedì 9 settembre), organizzato dal Comune di Milano con il PIM, indirizzato agli amministratori comunali milanesi. Il luogo dell’incontro non è casuale, è un simbolo storico: palazzo Reale, in piazza Duomo. Appare quasi una convocazione della corte di tutti i rappresentanti dei piccoli feudi interni al ducato di Milano. Nella sala delle udienze, pardon, delle conferenze, si sono riversati i “vassalli, valvassori e valvassini”. Accolti dal responsabile della apposita struttura di progetto e dall’assessore delegato, con i tecnici PIM, storico braccio urbanistico del Comune. Non si è visto il sindaco di Milano Giuliano Pisapia, che in questo modo si è certamente salvato da questo inopportuno revival storico. Parimenti non si sono visti i dignitari della “signoria” uscente, quella della Provincia di Milano, con effetti opposti.
I sindaci e i consiglieri comunali (praticamente assenti Lega, NCD e FI) hanno affollato la sala con contenuta allegria, per la cerimonia di presentazione della struttura che darà la possibilità di avere 24 nuove investiture, le poltrone del consiglio metropolitano.
Rimane da capire ancora qualche piccolo dettaglio, ad esempio, a cosa servono questi “consiglieri” e che compiti avranno. Tema a cui è dedicato l’incontro. Dopo oltre due ore di relazione dei tecnici PIM, con il racconto sui “tavoli istituzionali” e la meraviglia dei Piani Strategici pluriennali, il pubblico, inizialmente ben disposto, incomincia a incupirsi. Sono tutti politici abituati ad annusare l’aria che tira e il conto è presto fatto: sono passati cinque mesi dall’approvazione della legge, a pochi giorni dal voto, si è ancora alle slide da seminario di alta formazione. Vuol dire che le pentole sul fuoco sono vuote, non si vede l’ombra di un osso, ne del bollito. I sindaci quando sentono parlare di “piani” arricciano il naso, significa dargli lavoro e problemi aggiuntivi, senza vantaggi immediati per la comunità che rappresentano.
Il bello arriva alla fine, con le domande dell’inquieto pubblico, che è stato redarguito sul poco tempo a disposizione a tale scopo. A chi chiede lumi sulla effettiva data di funzionamento della Città metropolitana il responsabile del progetto Giorgio Monaci risponde che la Città presumibilmente diventerà soggetto giuridico dal 1° gennaio 2015.
Se fosse veramente così c’è da chiedersi a che serva eleggere il consiglio frettolosamente il 28 settembre, anticipando di quindici giorni la data normale del voto che buona parte delle Province hanno assunto nel 12 ottobre. Fretta inspiegabile, visto che ogni cosa è in ritardo, compreso il governo con i suoi provvedimenti, e per ora ci sono solo le slide...

venerdì 12 settembre 2014

Milano si infeuda nuovamente

La Città metropolitana di Milano

Il Parlamento a fine marzo ha votato la cosiddetta legge Delrio molto innovativa e complessa sulle Province, che non sono abolite, 
ma svuotate di risorse e affidate ai sindaci dei comuni. In più ha finalmente istituito le Città metropolitane. A Roma, preoccupati di sembrare troppo buoni, hanno compensato il tutto con una robusta dose di “oligarchia partitica”, riducendo il voto popolare ad una ristrettissima casta politica. 
Poi, ripensandoci, si sono detti che anche lo 0,5% di base elettorale avrebbe potuto essere fonte di qualche problema, come è la democrazia in generale. 
A tale comprensibile scopo è stato inserito il voto ultra-ponderato, come ulteriore sicurezza di controllo delle istituzioni. 
In questo modo, un sindaco di un piccolo comune milanese vale 1 voto, un consigliere del comune di Milano vale 120 voti.
Quasi una riedizione aggiornata del famoso detto del marchese del Grillo interpretato da Alberto Sordi: 
io so io e voi non siete un c…”

prosegue sul giornale on line:


mercoledì 3 settembre 2014

Sto con Magdi Allam e non con i tagliatori di lingue e di gole


L’articolo di Giuseppe Reguzzoni, apparso il 1° settembre sul giornale on line L'INDIPENDENZA.COM inerente la vicenda di Magdi Cristiano Allam, anche se infarcito di dotte considerazioni teologiche, come si compete al traduttore di scritti di Papa Ratzinger, non mi è piaciuto. 
Anzi, a me pare che Reguzzoni abbia scambiato un granchio per un gatto. 
L’argomento è delicato, per cui è meglio riassumere i principali passaggi del caso Allam per quei lettori che, distratti dalle ferie di agosto, si fossero persi questa brutta vicenda emersa ai primi di agosto, nel periodo clou della grande riforma costituzionale e delle doppie fiducie carpiate al governo su decreti legge omnibus. 
Nel trambusto della politica romana è risuonata flebile la campana dell’ammiraglia dei giornalisti nel diramare la notizia del deferimento di Magdi Allam al Tribunale disciplinare dell’Ordine, per delle cose che lui ha scritto tre anni fa. 
Quindi, Magdi a fine mese è destinato ad essere giudicato da dei giornalisti titolati a fare i giudici delle idee di altri giornalisti. Titolo acquisito tramite regolari elezioni tra gli iscritti, non per capacità specifica... 

L'articolo prosegue sul giornale on line:

(nella foto qui sotto sono con Magdi
​Allam ​
alla presentazione del libro di L. Garibaldi e P. Deotto su Guglielmo Giannini,
a seguire la vignetta
​realizzata da
 Forattini)​













Il testo dell'articolo di Reguzzoni:

di GIUSEPPE REGUZZONI
(Madgi Allam è al centro in questi giorni di una polemica per essere stato processato dall’Ordine dei giornalisti, accusato di islamofobia. Un esercito di colleghi sono scesi in sua difesa. Ma nessuno ricorda cosa ha fatto l’ex europarlamentare di recente rimasto a casa, dopo il clamore della sua conversione. Ce lo rammenta il nostro Giuseppe Reguzzoni. Buona lettura). E cosí anche il teocon Magdi Cristiano Allam si sbattezza. Lo fa per protestare contro il “relativismo” della Chiesa cattolica e l’apertura all’Islam. Con i Mussulmani non si dialoga, dice lui, si combatte. O, meglio, devono combattere gli altri. Armiamoci e partite, vecchio vezzo italico. A furia di ripetere che lui, sí, ama l’Italia, ma gli Italiani non la amano, il Magdi nostrano ha fatto suoi i peggiori vizi italici.
Armiamoci e partite, appunto: un esercito fatto tutto di generali, con nessuno che si sporca umilmente le mani. Già, perché, in fondo in fondo, è tutta questione proprio di umiltà. Venne la tempesta, venne il vento forte, ma Dio, dice la Bibbia, non era nella tempesta, e non era nel vento forte.
Dio era in un vento leggero, appena percettibile, Dio era nel silenzio. Era nel silenzio di piazza San Pietro, quando l’uomo venuto dalla fine del mondo chiese e ottenne il silenzio assoluto, nel cuore della Città più chiassosa del mondo. Riponi la spada nel fodero. Credi tu che non avrei potuto chiedere al Padre mio di mandare dodici legioni di angeli . . .? Dio era nel silenzio. Dio non ama i riflettori. Dio è Dio perché nessuno deve spiegargli che cosa deve essere per essere Dio.
Per questo la religione vera, quella del cuore e del silenzio, non può mai essere instrumentum Regni, strumento che aiuta un Potere, il Potere, a stare insieme e governare il mondo. La religione può divenire quella cosa, può essere instrumentum regni. Può esserlo e lo è stata.
Ma, allora, caro Allam, che differenza ci sarebbe tra l’Islam che Lei depreca e l’umiltà del Cristianesimo?
Nella loro storia i Cristiani non hanno esitato a difendersi, anche con le armi, quando era in gioco la libertà e la vita innocente. Oggi, forse, più che la forza dell’Islam il vero problema è la poca fede dell’Occidente, un tempo cristiano.
Ma la guerra all’Altro, in quanto altro, non è mai cristiana. Non voglio la morte del peccatore, ma che si converta e viva, dice Dio nella Scrittura. Che si converta e viva . . . Allam dichiara che la sua conversione è chiusa. Lo fa sui grandi giornali e in TV, così come si era fatto battezzare in gran pubblico, dal Papa e con padrino l’on. Lupi, l’amico di Simone e del gruppo gioioso della sanità lombarda.
La mia conversione, invece, è talmente agli inizi da farmi tremare, ma so che non tocca a me spiegare a Dio come deve essere essere Dio. E so anche che Dio diffida del Potere, lo so perchè lo ha detto e scritto proprio Lui, lo ha mostrato quel Venerdí Santo di tanto tempo fa, quando è morto appeso a una croce romana. Non ha fatto calare legioni di angeli per distruggere i suoi “nemici’, eppure avrebbe potuto farlo. Non c’erano riflettori e onorevoli. Fango, polvere, solitudine, miseria. Dio non era nella tempesta, ma in un vento leggero.
- See more at: http://www.lindipendenzanuova.com/magdi-allam-ordine-giornalisti-islamofobia-lui-si-e-sbattezzato/


Tra meno di un mese si apre la "Vendemmia" per la casta.


Il riformismo di questo governo è  come una pianta da frutto: lo si giudica dal raccolto, senza pregiudizi.  
Renzi e la sua strana maggioranza hanno prodotto un sacco di riforme che ora un po’ alla volta stanno maturando,  
tra un mese esatto potremo assaggiare i primi frutti.
Non che ai semplici cittadini, elettori che pagano fior di tasse, sia concesso di dare una morsicata al “raccolto”, questo è impossibile, 
al massimo potranno dare un occhiata, molto discreta, dal buco della serratura, mentre i soliti noti faranno la vendemmia.
Sono le cosiddette elezioni di secondo grado per le autonomie locali, province e città metropolitane,  
introdotte ex novo dalla legge Delrio, dal nome dell’attuale sottosegretario alla presidenza...

L'articolo prosegue sul giornale on line L'INDIPENDENZA.COM     al link: