mercoledì 6 luglio 2016

Elezioni metropolitane, riservate a pochi…

Le precedenti elezioni dei Consigli metropolitani del 2014

La riforma Delrio assegna al sindaco del capoluogo anche il titolo di sindaco metropolitano e gli impone di procedere a tambur battente alle nuove elezioni per il consiglio. Una soluzione che presenta un grosso deficit democratico, accettabile se transitoria, non in pianta stabile.
Ora, dopo l’elezione dei sindaci delle grandi città – Milano, Torino, Bologna, Roma e Napoli – c’è una coda molto importante, riservata ai politici, con l’elezione dei consigli metropolitani.
Ci sarebbe voluto una la legge elettorale per l’elezione diretta del sindaco e del consiglio metropolitano, per bilanciare il sovraccarico di potere sul primo cittadino del capoluogo. Per questo abbiamo studiato con l’aiuto di molti esponenti della società civile, la proposta di legge elettorale metropolitana Besostri-Comero, riportata qui, depositata anche in Senato. Lavoro inutile, il problema si ripresenta identico al prossimo appuntamento elettorale.
Un caso su tutti è emblematico: Torino. Fassino ha speso tutta la sua influenza politica per ottenere il “raddoppio” dei poteri con la Delrio, con il risultato che alle prime elezioni ha perso tutta la posta, vinta da Chiara Appendino del M5S, che si ritrova a comandare Torino più una lunga fila di comuni torinesi a guida PD. Anche lì si andrà a rinnovare il Consiglio di 18 membri.
A Roma e Milano il Consiglio metropolitano è di 24 membri. Sono eletti non dai cittadini ma da un ristretto numero di amministratori comunali, con elezioni di secondo grado. A Milano due anni fa si sono presentati ai seggi di Palazzo Isimbardi 1.657 amministratori su 2.054 e come in epoca feudale, ogni politico ha un suo “peso”. Non fisico, ma politico, poiché il ristretto numero di elettori si suddivide in grandi, medi e piccoli elettori.
I grandi elettori sono i consiglieri del comune di Milano che valgono 714 punti, quelli di Sesto S.G., Cinisello o Rho, medio-grandi, valgono meno di un decimo, 62 punti. I piccoli elettori dei comuni sotto i tremila abitanti, che normalmente rappresentano vasti territori, pesano 5 punti, qualcosa in più, 11 punti, quelli fino a 5.000 residenti.
Le elezioni dei Consigli metropolitani dovrebbero tenersi a breve, con qualche incertezza sulla procedura indicata dalla legge che su questo punto – L 56/14, art. 1, comma 21 - è chiara: ”si procede a nuove elezioni del consiglio metropolitano entro 60 gg. dalla proclamazione del sindaco del capoluogo”. Purtroppo, in Italia ci vuole poco a complicare le cose, come ha fatto l’Anci e la Conferenza Stato-Città nella riunione di giovedì 30 giugno, dove hanno deciso di non leggere ciò che sta scritto nella legge.
Ad esempio a Milano Sala è stato proclamato sindaco il 21 giugno, per cui entro il 21 agosto si dovrebbe procedere ad avviare la “macchina elettorale”, non a completare le elezioni.
Subito c’è da definire il quadro degli amministratori che verranno chiamati al voto, che in questo momento è conosciuto solo in parte. Nel milanese ci sono 23 comuni che sono andati al voto in giugno e molti di loro non hanno ancora fatto il primo consiglio e proceduto alla convalida degli eletti, alla nomina delle giunte e alle conseguenti surroghe in consiglio comunale. A palazzo Marino il primo consiglio si riunirà domani 7 luglio.
Il quadro completo dei grandi elettori, sindaci e consiglieri comunali, lo si avrà non prima di metà luglio. Dopo di che occorre definire lo scadenziario, dando un tempo congruo per la formazione delle liste e la scelta dei candidati, con le sottoscrizioni da raccogliere fisicamente una per una. Impensabile ad agosto. Sarebbe saggio rimandare la raccolta delle sottoscrizioni a settembre. Intanto i vecchi Consigli lavorano. A fine settembre-inizio ottobre ci potrebbe essere il deposito formale delle liste e dei programmi. Da quel momento scatta la campagna elettorale di ventuno giorni, che finirà addosso al referendum.
In conclusione, non c’è solo la data delle elezioni da definire, ci sono tanti dettagli organizzativi da mettere a punto per votare a fine ottobre. Magari, se il Governo restituisse i soldi sottratti, ci si potrebbe arrivare con i bilanci non in profondo rosso.



Si rimanda alla versione ampliata pubblicata dal settimanale on line Arcipelago Milano

http://www.arcipelagomilano.org/archives/43588