mercoledì 2 gennaio 2013



Bersani e il  "jus primae noctis" 


Primarie parlamentari del PD 

Pubblicato su L'INDIPENDENZA.COM del 30 dicembre 2012.

Devo fare pubblica ammenda, ho commesso un errore veniale, involontario. Non sono obbligato a farlo, però nel mestiere di analisti politici è opportuno che quando si commette un'imprecisione sia fatta anche la correzione.
Tutto ha inizio a metà novembre, quando ho scritto un articolo sul giornale on line  L'Indipendenza.com di analisi delle primarie del centro sinistra, che si concludeva con un'ipotesi, che ahimé ha fatto infuriare molti amici e colleghi. Il ragionamento fatto un po' sul filo del rasoio è stato il seguente: se le elezioni del 25 novembre sono state le primarie del centrosinistra, allora le elezioni politiche del 24 febbraio (allora si pensava al 10 marzo) sono da considerare delle elezioni "secondarie". Cioè, caricando a più non posso su tutti media un evento "privato" di una parte politica, come sono considerate le primarie da un punto di vista costituzionale e giuridico, si corre il rischio di trasformare le elezioni vere proprie in elezioni minori, secondarie. Il gioco di parole (e di concetti) non è piaciuto alla sinistra.
Oggi ammetto che l'ipotesi, non che fosse stata azzardata, ma sicuramente è stata un po' imprecisa. A santo Stefano sera, me ne sono reso conto. Ricevo delle mail che mi invitano a votare per un certo candidato alle primarie per la scelta dei parlamentari PD, indette tra ieri e oggi in tutta Italia dal PD e da SEL.
Superato il primo momento di stupore, per essere stato considerato un potenziale elettore del candidato descritto come
"Sveglio. Ha l'occhio vivo del pesce fresco, non l'occhio spento del pesce lesso. In qualsiasi momento lo chiami si mette a disposizione..."
mi interesso alla persona, sulla possibilità, se fosse stato il caso, di come avrei potuto votarlo. Cerco informazioni su internet su come partecipare alle primarie e mi trovo già subito a piedi: non sono iscritto al PD e non ho votato il 25 novembre. Peccato, un occasione mancata.
Però mi ritrovo, senza volerlo, dentro il meccanismo messo in piedi dal Partito Democratico, giustamente per allargare la base della nostra democrazia, negata dal sistema elettorale attuale, il porcellum.
A volte la curiosità è anima dell'azione, per cui non resisto dal proseguire la ricerca su google, che mi indirizza subito verso il giornale di partito, L'Unità. Leggo un articolo sul sito web e alcuni commenti molto interessanti per capire le reazione della base.

Commento di un lettore dell'Unità: "Non so se sono io che non riesco a trovare informazioni approfondite sui candidati, ma da quello che vedo c' è solo un elenco. Niente curriculum, niente competenze, niente programma, niente su posizione giudiziaria, ect. Vedo solo dei nomi. Un po' poco per parlare di democrazia vera. Se così sarà nei prox giorni. Se mi sbaglio indicatemi dove possiamo vedere le info sui candidati. Andrea."

Risposta molto grezza di Teobaldo, un militante duro:
"Alza il sedere e fatti un giro nelle sezioni di partito."

Un professore di Napoli sconsolato, annota:
"Il problema è: chi li conosce questi candidati? Come si fà a votare qualcuno, se non si conosce?".

Le osservazioni non sono da prendere sottogamba, sono di sostanza. Controllo se corrispondono al vero: sul sito web creato appositamente - http://www.primarieparlamentaripd.it/ - le uniche informazioni pubblicate sono il nome, cognome e la data di nascita. Un po' poco, neanche la professione come si faceva sui manifesti elettorali, tanto per sapere se uno è un operaio, un insegnante, un avvocato o un dirigente d'azienda pubblica. Insomma, che lavoro fa per vivere, visto che chiede il voto, qualcosa bisognerà pur sapere di lei o di lui.
Vado a vedere un caso specifico che conosco bene: Milano. Nel sito sono tutti insieme senza distinzione tra le due camere, un breve elenco di 37 nomi. In lista ci sono i soliti noti della politica milanese, sulla breccia da tanti decenni come: Pollastrini, Quartiani, Vimercati, Mirabelli, Fiano e Bassoli. Altri nomi sono apparentemente sconosciuti, però possono essere espressione del territorio, di qualche comune del milanese. Mistero risolvibile solo con un'accurata ricerca su web, che presumo non sia proprio alla portata dell'anziano militante pensionato.
Rivado sul web e trovo un articolo del Corriere del 28 dicembre che spiega la consistenza delle primarie a Milano e in Lombardia. I numeri sono significativi: tra Milano e Monza i candidati sono 37 e 8, per un totale di 45. I seggi per la Camera nella circoscrizione Lombardia-1, che comprende Milano e Monza, sono 40. A questi vanno aggiunti quelli per il Senato, dove i posti in palio sono 49 nella circoscrizione che comprende tutta la regione. La quota di Milano è poco più di un terzo, quasi venti seggi. Riassumendo, a Milano i posti in lista sono 20 al Senato più i 40 alla Camera, totale 60 possibili candidature.
Qui c'è un bel inghippo.
Queste candidature, come dire, devono pagare un "dazio" a Roma. Basta leggere il regolamento delle primarie.
I posti migliori sono riservati, al segretario, che potrà comporre il listino Bersani e alle deroghe per gli anziani del nuovo partito. La quota fissata è del 10%, più i capilista che non è detto che siano espressione del territorio, possono essere dei paracadutati dalle aule romane.  Delle 60 candidature, almeno 6 più i due capilista sono riservate di diritto, come ai convegni quando mettono i cartellini con i nomi delle persone sulle sedie nelle prime file. Tutti gli altri candidati, vecchi e nuovi, dovranno accomodarsi nelle file successive. I posti "buoni" sono solo nella prima parte della lista bloccata, a seguire quelli molto incerti, poi nella parte finale sono solo dei riempitivi, senza speranza alcuna. Ad esempio, alla Camera nel 2006, quando vinse la sinistra gli eletti furono 21, al Senato molti meno, 13 in tutta la Lombardia, per cui 4 o 5 in quota a Milano.
Tutti questi numeri non devono far perdere il filo dei fatti, ma dimostrare che, gira e rigira, comandano sempre le segreterie. In conclusione, queste nuove primarie natalizie sono regolate da un "jus primae noctis",  il medioevale "diritto alla prima notte" che vale ancora per Bersani, in più con scarsissima trasparenza sulle candidature.
L'operazione primarie parlamentari dimostra che queste sono le vere "secondarie" per cui, a rigor di logica, il voto per le politiche del 24 febbraio rappresenterà il terzo e ultimo passo, oltretutto completamente gratis, che ci  porterà alle "terziarie".
Il doppio senso, ovviamente, è involontario.