Il monito di Miglio

Il monito di Gianfranco Miglio



 

L’idea di Miglio, autunno 1993, espressa durante un convegno sulla legge 276 e 277/93, il "Mattarellum", era che il nuovo sistema da poco approvato dal Parlamento potesse andare bene una tantum, per andare al voto il più in fretta possibile, l'anno successivo, il 1994, visto lo stato di degrado dovuto all'esplodere di tangentopoli e dei partiti. 
Si ricorda che in quel momento il sistema elettorale era stato cambiato sotto pressione dei referendum di Segni, che avevano fornito il pretesto per cambiare tutto.
I media diffondevano l'idea che il peso di tangentopoli fosse insostenibile e richiedeva un cambiamento rapido, il più veloce possibile.

A Milano Gianfranco Miglio si espresse con molta chiarezza sostenendo che bisognasse temere chi vuole: 
 
«... prevedere prima delle elezioni le maggioranze e quindi i risultati delle elezioni. 
Non ho trovato mai qualcosa di più profondamente antidemocratico di questo modo di pensare. Questo intendersi prima su come si andrà d’accordo. L’essenza del sistema rappresentativo sta nella non prevedibilità dei risultati. 
Il carattere moralizzatore del giudizio dei cittadini riposa proprio sulla sua non-prevedibilità. 
Chi deve governare, ed è portato ad un certo punto a compiere degli atti illegittimi o comunque illeciti moralmente, deve sapere che c’è un giudice che tace, non si esprime, ma che al momento del voto si farà sentire. Questa è l’essenza della democrazia.»

(dal libro "STELLA E CORONA", 2011, pag. 162)






riproposto anche nel successivo volume "Ricostruire la Democrazia", Solfanelli 2012, pag. 18