martedì 25 febbraio 2014

ITALICUM - L'unico prodotto della cucina fiorentina che rischia di essere molto indigesto agli italiani

Subito dopo la fiducia al Governo, dovrebbe riprendere il cammino della riforma elettorale alla Camera. 
L'ITALICUM, da come è stato ideato, appare come il più indigesto prodotto che sia mai stato cucinato nel Parlamento italiano. Realizzato dagli chef della "Ribollita toscana", potrebbe diventare un doloroso banco di prova della democrazia parlamentare. 
Se ne discuterà all'Umanitaria il 26 febbraio, con Giorgio Galli, F. Besostri, A. Giannuli, S. Draghi e A. Martinelli





mercoledì 12 febbraio 2014

L'affannosa ricerca dell'Algoritmo del "simplesso"


Scoperto un primo buco nell’Italicum, altre toppe in vista
Forse ha ragione il politologo Sartori, che ha tranciato un giudizio secco sulla riforma elettorale: è un “bastardellum”. Alla Camera riprende la discussione sulla riforma della legge elettorale, il cosiddetto Italicum, realizzato dal politologo, allievo di Sartori, Roberto D’Alimonte, ora consigliere di Renzi. Il clima è teso, specie dentro i partiti, come nel PD con la minoranza cuperliana in rivolta. Si temono imboscate e tutti guardano con sospetto ogni cosa. Lunedì 10 febbraio, sono stati esaminati dal comitato ristretto dei nove la valanga di emendamenti presentati, pare oltre 400.
Nel frattempo Matteo Renzi sale e scende dal Colle, addio Firenze, è già di casa a Roma. A metà settimana è stata convocata la direzione del PD, segno che qualcosa di grosso bolle in pentola. L’attenzione dei deputati della Camera è tutta sui dettagli dell’Italicum, sugli emendamenti presentati, per capire quali sono quelli buoni, e vedere come funziona veramente il nuovo sistema.
Nel weekend sono girate delle simulazioni (a cura del gruppo di D’Alimonte e pubblicate dal Sole24Ore) sul concreto funzionamento del meccanismo elettorale con il riparto dei seggi nei collegi plurinominali e il calcolo del  premio di maggioranza. Qui si ripropone la tabella collegi  pubblicata dal Sole24Ore sulla Lombardia.
La sorpresa è stata grossa sia per gli specialisti che per i politici: è un sistema che funziona male, poco affidabile e sostanzialmente inadeguato. E’ successo che il meccanismo studiato dai tecnici forzisti e democratici, in gergo tecnico “l’Algoritmo di riparto”, che assegna e distribuisce i seggi ai partiti funziona in modo quasi casuale, specie per i piccoli partiti, visto che non c’è un rapporto diretto tra voti presi e seggi conquistati.
L’Italicum prevede delle circoscrizioni regionali suddivise in tanti collegi plurinominali. Nel caso della Lombardia la prima proposta Sisto è di 24 collegi con 101 seggi, mentre il Piemonte è suddiviso in 12 collegi per 45 seggi.
Il punto critico è che il mitico “algoritmo” non assegna direttamente il seggio a chi ha avuto più voti direttamente nel collegio, che sarebbe la cosa più logica e comprensibile, ma aspetta che sia l’ufficio centrale da Roma a decidere. I territori non contano nulla, gli elettori del collegio non hanno peso su come ripartire i seggi.  La distribuzione avviene in base ad un calcolo un po’ complicato legato all’entità del premio di maggioranza. Insomma, un pasticcio ampiamente prevedibile già nel testo presentato dal presidente della 1° commissione, Sisto, il 24 gennaio scorso. Solo che la fretta ha impedito qualsiasi riflessione seria sulle norme confezionate intorno all’accordo Renzi-Berlusconi del 18 gennaio.
In un ipotetico voto, in base agli ultimi dati di sondaggio, si andrebbe al ballottaggio, visto che nessuna coalizione supererebbe il 37%. Sono proposte due possibili soluzioni, nella tabella degli scenari, vince il centro destra oppure il centro sinistra, con l’assegnazione tramite ballottaggio dei 327 seggi in palio, ai quali aggiungere la quota estero, la valle d’Aosta e il Trentino Alto Adige.
Si vede bene che la competizione è tripolare, per cui certamente prenderanno seggi il PD, FI e M5S.
Qui hanno ipotizzato la possibilità di aggancio (sopravvivenza) di due soli partiti minori come la Lega e il NCD. Fin qui niente di nuovo, il bello è nella successiva tabella, quella dei collegi con i seggi effettivi ripartiti nel territorio.
Ogni riga rappresenta un collegio, ottenuto come somma dei vecchi collegi del mattarellum del 19993. Ad esempio il primo collegio è composto da Sesto Calende, Luino e Varese, con 4 seggi assegnati e circa 280mila elettori. Milano è divisa, pezzi in vari collegi insieme ai comuni confinanti. Nelle colonne sono riportati i seggi assegnati con il voto delle scorse politiche del 2013 aggiustato con il trend proveniente dai sondaggi. Il riparto, non essendo il frutto di un calcolo diretto, sulla base del voto espresso dagli elettori, ma di una decisione proveniente da Roma in base ad un algoritmo, è oggetto di contestazione. Si è scoperto, con le simulazioni di voto, che i seggi facilmente  “scivolano” da un collegio all’altro, anche in  modo casuale.
 Si vedrà nei prossimi giorno quali saranno le modifiche che verranno approvate dalla Camera all’algoritmo bacato, se i deputati troveranno qualcosa che possa funzionare decentemente, una specie di “algoritmo del simplesso” tra tutte le condizioni, nel prevedibile caos di centinaia di emendamenti e sub-emendamenti. 

giovedì 6 febbraio 2014

Immagini incontro sull'ITALICUM a Palazzo Cusani

Sala Verde di Palazzo Cusani, in Brera, a Milano, sede del Presidio.
Organizzato dall'UNUCI inizia alle ore 19 l'incontro sulla proposta di riforma elettorale: l'Italicum.
A lato, il Gen. Fantasia presenta la serata e i relatori:
Giorgio Galli, a destra
Daniele V. Comero.



domenica 2 febbraio 2014

Il dramma di Cota sotto la Mole Antonelliana di Torino

Due parole per chi non l'avesse seguito la vicenda: nel 2010 Cota della Lega vince alle regionale del Piemonte di pochissimo, per 9mila voti, contro la "zarina" del PD Mercedes Bresso. I due candidati di centro destra e di centro sinistra sono stati appoggiati da un mare di liste piccole e grandi. Dopo si è poi saputo che alcune di queste avevano grossi problemi di validità delle sottoscrizioni nonchè di false attestazioni.
In quel periodo era di moda la via giudiziaria, una specie di rivincita delle elezioni, ormai un classico nella politica italiana, aprendo un contenzioso infinito (riepilogo in un altro post del Blog). Infatti, dopo quattro anni la vicenda è ancora in piedi dopo essere andata e tornato da Roma più volte. Si arriva al 10 gennaio scorso, quando il TAR di Torino ha emesso la sentenza definitiva di condanna per Cota e disposto l'annullamento della proclamazione degli eletti. Quindi, via Cota e tutto il Consiglio regionale del Piemonte, per la lista di Giovine "Pensionati per Cota" illegittimamente ammessa. Il TAR sostiene che "l'effetto perturbante tale da alterare in modo non trascurabile la posizione conseguita dalle liste, impone l'annullamento delle elezioni e la rinnovazione del procedimento elettorale..."
Questo è il classico caso di errore giudiziario, posso sbagliarmi, ma l'annullamento dell'elezione di Cota motivato con il fatto che fosse stato appoggiato da una lista circoscrizionale irregolare è un clamoroso fraintendimento della legge elettorale da parte dei giudici amministrativi. Ancora più incredibile è che non se ne siano accorti i tanti avvocati incaricati di seguire il caso e difendere le parti in causa. La spiegazione dell’errore è molto semplice. Prima di tutto, c'è da definire in modo corretto il sistema elettorale delle regionali, il "Tatarellum" del 1995 rivisto nel 1999, in uso per il Piemonte ancora oggi. Se non si definisce correttamente il sistema si incappa in questi errori e si prendono lucciole per lanterne.
L’insieme delle leggi elettorali per le regionali prevedono l'elezione diretta del presidente della giunta regionale, fin dal 1999. Quindi una competizione tra candidati presidenti, il primo che arriva vince l'elezione e prende il premio. Questa è la formula classica del maggioritario, non del proporzionale, come si è visto per il porcellum per la Camera, qui in più c’è il nome di ogni candidato sulla scheda in bella evidenza.
Non c’è dubbio che sia un sistema maggioritario secco, non si discute su questo. In contemporanea la legge prescrive che ci sia anche l'elezione del consiglio regionale, sulla stessa scheda, con le candidature raccolte in liste circoscrizionali (il riparto dei seggi è fatto con la vecchia legge del 1968, che è di tipo proporzionale, ma è solo un riparto seggi dopo che è stata definita la quota di maggioranza e il residuo dei seggi di minoranza). Il fatto che all'interno della coalizione di maggioranza salti una lista, come quella contestata di Giovine, che ha avuto un seggio, ha come unico effetto quello di mettere a disposizione della altre liste di maggioranza, ammesse al riparto dei posti in consiglio, un seggio in più. Meno che mai l'invalidamento delle elezioni del presidente Cota, perché c'è una barriera invalicabile tra le due formule elettorali. Come abbia fatto il giudice a confondere i sistemi è comprensibile, per il modo di legiferare che c’è in Italia, con leggi a incastro.
Il prossimo 11 febbraio sarà decisivo, il Consiglio di Stato dovrà decidere se accordare la sospensiva della sentenza del TAR di annullamento delle elezioni del Piemonte. Potrebbe esserci un ravvedimento generale, anche se tardivo, nel dare la giusta interpretazione alle arzigogolate leggi elettorali italiane, anche sotto la Mole Antonelliana.