martedì 16 dicembre 2014
mercoledì 5 novembre 2014
Il Patto, il Colle e l'Italicum
Il Patto per la legge elettorale (ItaliKum)
Si ritorna a parlare della grande riforma elettorale. Renzi, in una delle innumerevoli comparsate televisive, riesuma l’Italicum rilanciandolo con una modifica apparentemente tecnica, quasi di poco conto: dare il premio in seggi (il cosiddetto "regalone") al partito e non alla coalizione.
Vuol dire scrivere la parola “fine” sulla storia di molti piccoli partiti che rimarrebbero schiacciati sotto le soglie di sbarramento tenute appositamente alte.
Chi vuole entrare in Parlamento dovrebbe per forza rivolgersi ai due sottoscrittori del Patto del Nazzareno o in alternativa a Grillo.
Berlusconi, nel dubbio di non farcela a liberarsi dalle catene giudiziarie sta cercando di far correre anche altri nei suoi territori di caccia,
per questo ha lanciato Matteo Salvini, una lepre molto veloce.
L’incredibile è che l’ex Cavaliere è ancora al centro di tutte le trame, nonostante gli acciacchi, i processi e l’età che avanza.
E’ un giocoliere raffinato, che copre tutte le situazioni.
Alla proposta di Renzi risponde in sequenza: no, forse, non so, parliamone, certo che si.
Una di queste è certamente la risposta giusta...
prosegue al link:
mercoledì 24 settembre 2014
MILANO e LA GATTA FRETTOLOSA CHE VUOLE VOTARE, nonostante che...
Ci siamo, il voto per il Consiglio metropolitano di Milano è per domenica 28 settembre. Ma quasi tutti i cittadini milanesi non potranno votare. Sono elezioni di secondo grado, votano poco più di 2000 persone su tre milioni di abitanti, solo i consiglieri comunali e i sindaci, meno dello 0,1% degli elettori. E’ un deciso passo indietro a metà Ottocento, quando si votava per censo, voluto dalla legge 56/2014, la cosiddetta legge Delrio, dal nome del potente sottosegretario alla presidenza del governo Renzi. Questa è anche la prima (e unica) riforma istituzionale varata dall’attuale governo. Ieri abbiamo visto come la riforma delle Province stia per diventare un riciclaggio occulto dei vecchi politici che non vogliono mollare la sedia. Oggi tocca all’altro pezzo della riforma: le Città metropolitane, che prenderanno il posto delle Provincie nelle grandi aree urbane.
Dai primi passi del Comune di Milano c'è il serio pericolo di “infeudamento” della Città metropolitana, con la riproposizione del vassallaggio feudale.
Nel convegno del 9 settembre scorso sulle funzioni della nuova Città, organizzato dal Comune di Milano, hanno spiegato quali saranno i possibili vantaggi per gli altri 133 comuni:
- la costituzione di una “Stazione Appaltante” unica,
- il Grande Piano Strategico dell’Area metropolitana.
Alla storiella del Piano strategico non credono neanche i bambini, che hanno più fiducia nella Peppa pig.
La Stazione Appaltante unica, invece, incute un certo timore....
prosegue sul giornale on line, al link:
(ritaglio del verbale dell'Ufficio Elettorale, dove si afferma che fino al 1° gennaio non c'è capacità giuridica
per il Consiglio che, con tanta fretta, verrà eletto il 28 settembre)
buona lettura
RIFORME e CONTRORIFORME RENZIANE
La tanto invocata riforma delle Province sta arrivando, basta attendere le elezioni di secondo livello che si svolgeranno da domenica prossima 28 settembre fino al 12 ottobre.
Un’operazione che coinvolgerà poche persone nell’elezione degli organi di comando delle Province, meno dello 0,5% degli elettori.
Giornali e televisioni ne parlano poco, per non far sapere all’elettore che è stato “rottamato”.
Finirà che anche questo evento verrà celebrato come un ulteriore passo avanti del riformismo renziano nell’ammodernamento della democrazia italiana.
Invece, per le Province la faccenda è un po’ più complicata.
Innanzitutto sono state alleggerite dei soldi e lasciate agonizzanti in gestione ai comuni.
La legge 56/14 prevede esplicitamente che il presidente sia un sindaco, con incarico a titolo gratuito, eletto con elezione di secondo livello riservata ai sindaci e ai consiglieri comunali.
La riforma Delrio è questa, se non che un diavoletto ha infilato tra le pieghe delle varie norme un piccolo imbroglio, subdolamente inventato per “controriformare” la riforma utilizzando una delle tante modifiche apportate alla legge in questi suoi primi mesi di vita.
Che cosa sta succedendo è presto detto....
prosegue sul giornale on line:
venerdì 19 settembre 2014
Il voto frettoloso, produrrà dei consiglieri ciechi...
Il voto frettoloso del 28 settembre per la Città Metropolitana di Milano
Fatta la legge trovato l’inganno.
Questo è il canovaccio classico del riformismo nostrano, al quale non si sottrae la legge Delrio che istituisce le città metropolitane.
Una legge certamente imperfetta che in fase applicativa si poteva cercare di migliorare, visto il largo margine di autonomia concesso agli enti locali.
Niente da fare...
prosegue
mercoledì 17 settembre 2014
Ricevimento a Palazzo Reale...
Articolo pubblicato dal settimanale on-line Arcipelago Milano, N° 31-2014
http://www.arcipelagomilano.org/
al link:
http://www.arcipelagomilano.org/archives/34318
http://www.arcipelagomilano.org/
al link:
http://www.arcipelagomilano.org/archives/34318
“PASTICCI METROPOLITANI”. ALLA RISCOPERTA DEL FEUDALESIMO
Nei giorni scorsi si è svolto un seminario sulle “funzioni” della Città metropolitana (martedì 9 settembre), organizzato dal Comune di Milano con il PIM, indirizzato agli amministratori comunali milanesi. Il luogo dell’incontro non è casuale, è un simbolo storico: palazzo Reale, in piazza Duomo. Appare quasi una convocazione della corte di tutti i rappresentanti dei piccoli feudi interni al ducato di Milano. Nella sala delle udienze, pardon, delle conferenze, si sono riversati i “vassalli, valvassori e valvassini”. Accolti dal responsabile della apposita struttura di progetto e dall’assessore delegato, con i tecnici PIM, storico braccio urbanistico del Comune. Non si è visto il sindaco di Milano Giuliano Pisapia, che in questo modo si è certamente salvato da questo inopportuno revival storico. Parimenti non si sono visti i dignitari della “signoria” uscente, quella della Provincia di Milano, con effetti opposti.
I sindaci e
i consiglieri comunali (praticamente assenti Lega, NCD e FI) hanno affollato la
sala con contenuta allegria, per la cerimonia di presentazione della struttura che
darà la possibilità di avere 24 nuove investiture, le poltrone del consiglio
metropolitano.
Rimane da capire
ancora qualche piccolo dettaglio, ad esempio, a cosa servono questi “consiglieri”
e che compiti avranno. Tema a cui è dedicato l’incontro. Dopo oltre due ore di
relazione dei tecnici PIM, con il racconto sui “tavoli istituzionali” e la
meraviglia dei Piani Strategici pluriennali, il pubblico, inizialmente ben
disposto, incomincia a incupirsi. Sono tutti politici abituati ad annusare
l’aria che tira e il conto è presto fatto: sono passati cinque mesi
dall’approvazione della legge, a pochi giorni dal voto, si è ancora alle slide
da seminario di alta formazione. Vuol dire che le pentole sul fuoco sono vuote,
non si vede l’ombra di un osso, ne del bollito. I sindaci quando sentono parlare
di “piani” arricciano il naso, significa dargli lavoro e problemi aggiuntivi,
senza vantaggi immediati per la comunità che rappresentano.
Il bello
arriva alla fine, con le domande dell’inquieto pubblico, che è stato redarguito
sul poco tempo a disposizione a tale scopo. A chi chiede lumi sulla effettiva
data di funzionamento della Città metropolitana il responsabile del progetto
Giorgio Monaci risponde che la Città presumibilmente diventerà soggetto
giuridico dal 1° gennaio 2015.
Se fosse veramente
così c’è da chiedersi a che serva eleggere il consiglio frettolosamente il 28
settembre, anticipando di quindici giorni la data normale del voto che buona
parte delle Province hanno assunto nel 12 ottobre. Fretta inspiegabile, visto
che ogni cosa è in ritardo, compreso il governo con i suoi provvedimenti, e per
ora ci sono solo le slide...
venerdì 12 settembre 2014
Milano si infeuda nuovamente
La Città metropolitana di Milano
Il Parlamento a
fine marzo ha votato la cosiddetta legge Delrio molto innovativa e complessa
sulle Province, che non sono abolite,
ma svuotate di
risorse e affidate ai sindaci dei comuni. In più ha finalmente istituito le
Città metropolitane. A
Roma, preoccupati
di sembrare troppo buoni, hanno compensato il tutto con una robusta dose di
“oligarchia
partitica”, riducendo il
voto popolare ad una ristrettissima
casta politica.
Poi,
ripensandoci, si sono detti che anche lo 0,5% di base elettorale avrebbe potuto
essere fonte di qualche problema, come è la democrazia in
generale.
A
tale comprensibile scopo è stato inserito il voto ultra-ponderato, come
ulteriore sicurezza di controllo delle istituzioni.
In
questo modo, un sindaco di un piccolo comune milanese vale 1 voto, un
consigliere del comune di Milano vale 120 voti.
Quasi una riedizione aggiornata del famoso detto del marchese del
Grillo interpretato da Alberto Sordi:
”io so io e voi non siete un c…”
prosegue sul giornale
on line:
mercoledì 3 settembre 2014
Sto con Magdi Allam e non con i tagliatori di lingue e di gole
L’articolo di Giuseppe Reguzzoni, apparso il 1° settembre sul
giornale on line L'INDIPENDENZA.COM inerente
la vicenda di Magdi Cristiano Allam, anche se infarcito di dotte considerazioni
teologiche, come si compete al traduttore di scritti di Papa Ratzinger, non mi è piaciuto.
Anzi, a me pare che Reguzzoni abbia scambiato un
granchio per un gatto.
L’argomento è delicato, per cui è meglio
riassumere i principali passaggi del caso Allam per quei lettori che, distratti
dalle ferie di agosto, si fossero persi questa brutta vicenda emersa ai primi di
agosto, nel periodo clou della grande riforma costituzionale e delle doppie
fiducie carpiate al governo su decreti legge omnibus.
Nel trambusto della politica romana è risuonata
flebile la campana dell’ammiraglia dei giornalisti nel diramare la notizia del
deferimento di Magdi Allam al Tribunale disciplinare dell’Ordine, per delle cose
che lui ha scritto tre anni fa.
Quindi, Magdi a fine mese è destinato ad essere
giudicato da dei giornalisti titolati a fare i giudici delle idee di altri
giornalisti. Titolo acquisito tramite regolari elezioni tra gli iscritti, non
per capacità specifica...
L'articolo
prosegue sul giornale on line:
(nella foto qui sotto sono con Magdi
Allam
alla presentazione del libro di L. Garibaldi e
P. Deotto su Guglielmo Giannini,
a seguire la
vignetta
realizzata da
Forattini)Il testo dell'articolo di Reguzzoni:
di GIUSEPPE REGUZZONI
(Madgi Allam è al centro in questi giorni di una polemica per essere stato processato dall’Ordine dei giornalisti, accusato di islamofobia. Un esercito di colleghi sono scesi in sua difesa. Ma nessuno ricorda cosa ha fatto l’ex europarlamentare di recente rimasto a casa, dopo il clamore della sua conversione. Ce lo rammenta il nostro Giuseppe Reguzzoni. Buona lettura). E cosí anche il teocon Magdi Cristiano Allam si sbattezza. Lo fa per protestare contro il “relativismo” della Chiesa cattolica e l’apertura all’Islam. Con i Mussulmani non si dialoga, dice lui, si combatte. O, meglio, devono combattere gli altri. Armiamoci e partite, vecchio vezzo italico. A furia di ripetere che lui, sí, ama l’Italia, ma gli Italiani non la amano, il Magdi nostrano ha fatto suoi i peggiori vizi italici.
Armiamoci e partite, appunto: un esercito fatto tutto di generali, con nessuno che si sporca umilmente le mani. Già, perché, in fondo in fondo, è tutta questione proprio di umiltà. Venne la tempesta, venne il vento forte, ma Dio, dice la Bibbia, non era nella tempesta, e non era nel vento forte.
Dio era in un vento leggero, appena percettibile, Dio era nel silenzio. Era nel silenzio di piazza San Pietro, quando l’uomo venuto dalla fine del mondo chiese e ottenne il silenzio assoluto, nel cuore della Città più chiassosa del mondo. Riponi la spada nel fodero. Credi tu che non avrei potuto chiedere al Padre mio di mandare dodici legioni di angeli . . .? Dio era nel silenzio. Dio non ama i riflettori. Dio è Dio perché nessuno deve spiegargli che cosa deve essere per essere Dio.
Per questo la religione vera, quella del cuore e del silenzio, non può mai essere instrumentum Regni, strumento che aiuta un Potere, il Potere, a stare insieme e governare il mondo. La religione può divenire quella cosa, può essere instrumentum regni. Può esserlo e lo è stata.
Ma, allora, caro Allam, che differenza ci sarebbe tra l’Islam che Lei depreca e l’umiltà del Cristianesimo?
Nella loro storia i Cristiani non hanno esitato a difendersi, anche con le armi, quando era in gioco la libertà e la vita innocente. Oggi, forse, più che la forza dell’Islam il vero problema è la poca fede dell’Occidente, un tempo cristiano.
Ma la guerra all’Altro, in quanto altro, non è mai cristiana. Non voglio la morte del peccatore, ma che si converta e viva, dice Dio nella Scrittura. Che si converta e viva . . . Allam dichiara che la sua conversione è chiusa. Lo fa sui grandi giornali e in TV, così come si era fatto battezzare in gran pubblico, dal Papa e con padrino l’on. Lupi, l’amico di Simone e del gruppo gioioso della sanità lombarda.
La mia conversione, invece, è talmente agli inizi da farmi tremare, ma so che non tocca a me spiegare a Dio come deve essere essere Dio. E so anche che Dio diffida del Potere, lo so perchè lo ha detto e scritto proprio Lui, lo ha mostrato quel Venerdí Santo di tanto tempo fa, quando è morto appeso a una croce romana. Non ha fatto calare legioni di angeli per distruggere i suoi “nemici’, eppure avrebbe potuto farlo. Non c’erano riflettori e onorevoli. Fango, polvere, solitudine, miseria. Dio non era nella tempesta, ma in un vento leggero.
Dio era in un vento leggero, appena percettibile, Dio era nel silenzio. Era nel silenzio di piazza San Pietro, quando l’uomo venuto dalla fine del mondo chiese e ottenne il silenzio assoluto, nel cuore della Città più chiassosa del mondo. Riponi la spada nel fodero. Credi tu che non avrei potuto chiedere al Padre mio di mandare dodici legioni di angeli . . .? Dio era nel silenzio. Dio non ama i riflettori. Dio è Dio perché nessuno deve spiegargli che cosa deve essere per essere Dio.
Per questo la religione vera, quella del cuore e del silenzio, non può mai essere instrumentum Regni, strumento che aiuta un Potere, il Potere, a stare insieme e governare il mondo. La religione può divenire quella cosa, può essere instrumentum regni. Può esserlo e lo è stata.
Ma, allora, caro Allam, che differenza ci sarebbe tra l’Islam che Lei depreca e l’umiltà del Cristianesimo?
Nella loro storia i Cristiani non hanno esitato a difendersi, anche con le armi, quando era in gioco la libertà e la vita innocente. Oggi, forse, più che la forza dell’Islam il vero problema è la poca fede dell’Occidente, un tempo cristiano.
Ma la guerra all’Altro, in quanto altro, non è mai cristiana. Non voglio la morte del peccatore, ma che si converta e viva, dice Dio nella Scrittura. Che si converta e viva . . . Allam dichiara che la sua conversione è chiusa. Lo fa sui grandi giornali e in TV, così come si era fatto battezzare in gran pubblico, dal Papa e con padrino l’on. Lupi, l’amico di Simone e del gruppo gioioso della sanità lombarda.
La mia conversione, invece, è talmente agli inizi da farmi tremare, ma so che non tocca a me spiegare a Dio come deve essere essere Dio. E so anche che Dio diffida del Potere, lo so perchè lo ha detto e scritto proprio Lui, lo ha mostrato quel Venerdí Santo di tanto tempo fa, quando è morto appeso a una croce romana. Non ha fatto calare legioni di angeli per distruggere i suoi “nemici’, eppure avrebbe potuto farlo. Non c’erano riflettori e onorevoli. Fango, polvere, solitudine, miseria. Dio non era nella tempesta, ma in un vento leggero.
Tra meno di un mese si apre la "Vendemmia" per la casta.
Il riformismo
di questo governo è come una pianta da
frutto: lo si giudica dal raccolto, senza pregiudizi.
Renzi e la sua strana maggioranza hanno prodotto un sacco
di riforme che ora un po’ alla volta stanno maturando,
tra un mese esatto potremo assaggiare i primi
frutti.
Non che ai semplici cittadini, elettori che pagano fior di
tasse, sia concesso di dare una morsicata al “raccolto”, questo è
impossibile,
al massimo potranno dare un occhiata, molto discreta, dal
buco della serratura, mentre i soliti noti faranno la vendemmia.
Sono le cosiddette elezioni di secondo grado per le autonomie locali, province e città metropolitane,
Sono le cosiddette elezioni di secondo grado per le autonomie locali, province e città metropolitane,
introdotte ex novo dalla legge Delrio, dal nome
dell’attuale sottosegretario alla presidenza...
L'articolo prosegue sul giornale on line L'INDIPENDENZA.COM al link:
sabato 9 agosto 2014
Parliamo della legge Delrio - Assemblea dei sindaci del novarese - 7 agosto
http://www.provincia.novara. it/Elezioni2014/DocElez/DOC_ Sistema_elettorale_DELRIO.pdf
Link all'articolo pubblicato da La Stampa:
lunedì 7 luglio 2014
sabato 21 giugno 2014
La riforma Del Rio: via la Provincia arriva la Città metropolitana di Milano
La riforma Del Rio, contenuta nella legge 56/2014, sta per essere applicata anche a Milano: via la Provincia arriva la Città metropolitana di Milano.
Nella relazione (qui sotto la copertina) tutto sulla complessa procedura che porterà alla definizione degli organi di governo, sul sistema elettorale e sul crono-programma da ora a fine settembre:
venerdì 30 maggio 2014
Risultato delle elezioni europee 2014
In questa mappa del dopo voto europee del 25 maggio 2014, è riportato il primo partito per ogni provincia (in rosso il PD).
Come si può vedere, per la prima volta nella storia repubblicana, l'Italia è monocolore (rosso), salvo irrilevanti eccezioni.
Da non credere, quasi inspiegabile questo fenomeno. Forse, è stata solo una esercitazione...
martedì 13 maggio 2014
Arresti a Milano, Novara e Roma. Dal "Sistema Sesto", al sistema "Scajola" a Expo
Sono
passati da poco vent’anni dall’esplosione di tangentopoli che si è
arrivati a toccare con mano un altro sistema, peggiore del precedente, che ha
preso il nome dalla città dove il caso è emerso con chiarezza – Sesto San
Giovanni – ma avrebbe potuto chiamarsi tranquillamente “sistema Roma”. In
che cosa consiste è presto detto. Nel 1994 Filippo
Penati diventa sindaco di Sesto e si ritrova a gestire il risultato
della chiusura di parecchi stabilimenti, come la Falk e la Magneti Marelli, con
il ritorno sul mercato immobiliare di enormi aree urbane, da regolamentare
tramite piano regolatore. Da sindaco a gestore il passo è breve, come ha messo
in evidenza uno dei protagonisti di quel periodo,Piero
Di Caterina, che alla fine si è ribellato alla “gestione” familistica
della cosa pubblica da parte di gruppi di potere, che utilizzano i partiti per
fare affari personali. Di Caterina tre anni fa ha iniziato a raccontare del
sistema di gestione del Comune di Sesto e la procura di Monza ha svolto delle
accurate indagini individuando tutta la “banda” del sistema Sesto. Una squadra
assortita capitanata da Filippo Penati, nel 2009 è arrivato fino a Roma, a
controllare il PD, nel periodo della segreteria Bersani, come braccio destro
dell’ex-segretario.
Settimana
scorsa, giovedì 8 maggio, quasi in contemporanea sono scoppiate quattro bombe
giudiziarie: l’arresto del forzista Scajola,
presunto ponte tra ndrangheta e centro destra, l’EXPO con sette arresti nel
sottobosco politico legato agli appalti, poi sette arresti nel mondo della
finanza con i fratelli Magnoni (con
il famoso conto coperto “Quercia”) per il crack SOPAF, infine altri quattro
arresti tra Novara e Milano sulla materia ambientale e dei rifiuti con un nome
pesante per la politica milanese....
lunedì 28 aprile 2014
Anticipazione libro: "L’urna di Pandora delle Riforme"
Anticipazione del finale del mio saggio contenuto nel libro
“L’urna di Pandora delle Riforme”,
Biblion Edizioni, a cura di Giorgio Galli, Felice C. Besostri e Daniele V. Comero,
in uscita a maggio
La triade, il tripartitismo imperfetto e l’Italicum
Il fallimento del progetto Monti ha portato ai risultati elettorali del 25 febbraio 2013, con tre partiti-polo ben strutturati, di consistenza quasi identica intorno al 25%.
Il premio, sia chiaro, non è per gli elettori, ma per uno dei componenti delle larghe intese, che dovrebbe mettere fuori gioco il terzo partito, i penta stellati del M5S.
Il condizionale è d’obbligo perché Renzi non è per niente convincente...
prosegue sul giornale on line:
http://www.lindipendenza.com/la-triade-il-tripartitismo-imperfetto-e-litalicum/
martedì 15 aprile 2014
venerdì 4 aprile 2014
Convegno al Parlamento Europeo, martedì 8 aprile
Ore 11,00
8 aprile 2014
Sede del Parlamento Europeo
Bruxelles
Convegno pubblico:
“Sistemi elettorali e finanziamento pubblico”
Presiede
Magdi Cristiano ALLAM
Relatori
Daniele V. Comero
Politologo e giornalista
Osservatorio Elettorale Milano
Ylenia Citino
Ricercatrice
Informazioni:
B-1047 Bruxelles / Brussels –
Tel 0032 2 28 45883 – Fax 0032 – 2 28 49883
F-67070 Strasburgo – Tel 0033
3 88 1 75883 – Fax 0033 3 88 1 79883
martedì 18 marzo 2014
I numeri del "mezzo" ITALICUM: 55 - 37 - 12 - 8 - 4,5
All'Umanitaria di Milano si è discusso sul testo del mezzo Italicum (che riguarda solo la Camera e non il Senato) approvato dalla Camera.
La mia relazione ha trattato il tema:
ITALICUM I numeri razionali della tanto attesa riforma elettorale proposti nel disegno di legge
approvato dalla Camera il 12 marzo:
120 - 55 - 37- 12 - 8 - 4,5
Principali punti sviluppati:
Sviluppo storico, contento normativo, porcellum e consultellum
approvato dalla Camera il 12 marzo:
120 - 55 - 37- 12 - 8 - 4,5
Principali punti sviluppati:
Sviluppo storico, contento normativo, porcellum e consultellum
Soglie di sbarramento
Collegi plurinominali
Algoritmo di riparto seggi. Iniquità del sistema
Il fenomeno dello "Scivolamento" dei seggi
Democrazia: Utopia vs. Distopia
giovedì 13 marzo 2014
Abemus ITALICUM
La notizia principale è stata "coperta" dalla conferenza stampa di Renzi sui presunti sgravi
fiscali, però non bisogna dimenticare che ieri mattina alla Camera è stato approvato
l’Italicum con
365 voti contro 156, sorretto
dalla maggioranza PD - FI.
La nuova proposta di legge elettorale è una proposta dimezzata, riguarda solo la Camera.
L'altra
notizia è che la discussione sulla parità di genere è un tormentone destinato a
proseguire a oltranza, che molti utilizzano come pretesto per
menare il can per l’aia, per coprire le cose importanti.
E’ certamente più facile parlare di
argomenti come il “genere”, inteso come sesso dei candidati, di formule di riserva, di quote rosa, di alternanza
di genere in lista,
che addentrarsi nel labirinto
normativo della nuova legge elettorale maggioritaria “schiaccia sassi" cioè di tutti
quei partiti che non si
allineeranno ai "signori" della
maggioranza che ha prodotto
l'Italicum...
L'articolo prosegue
sul giornale on line L'INDIPENDENZA:
ed anche su Termometro Politico al link:
http://www.termometropolitico.it/blog/approvato-un-mezzo-italicum-viagra-per-la-ii-repubblica
sabato 8 marzo 2014
Italicum. Il patto Renzi-Berlusconi, dalle Parole ai Fattacci
Il nome "Italicum" suona bene, è altisonante, però il contenuto è ancora incerto, certamente peggio del detestato "porcellum", appena ripulito dalla Corte costituzionale un paio di mesi fa, nel più abbordabile "consultellum". Dopo di che c'è stato il patto Molotov-Ribbentrop (Renzi-Berlusconi), che sta prendendo forma concreta in questi giorni, con la nuova legge elettorale, in discussione alla Camera.
Dibattito illuminante per capire lo stato di fatto del progetto di blindatura di questo sistema politico in disfacimento. Da un punto di vista tecnico la materia è molto complicata, difficile da comunicare e da capire in tutte le sue implicazioni.
I problemi maggiori insiti nell'accordo politico Renzi-Berlusconi, che ha generato un testo problematico redatto da Roberto D'Alimonte, sono dovuti all'introduzione contemporanea di due grossi meccanismi distorsivi: le alte soglie di sbarramento per accedere ai seggi e un generoso premio di maggioranza in seggi assegnato al vincitore con un contorto doppio turno.
Le soglie di accesso sono state innalzate a livelli mai visti prima:12,4%, 8% e 4,5% rispettivamente per le coalizioni di liste, liste non coalizzate e partiti coalizzati.
Sull'incongruenza di questi numeri e dei possibili effetti distorsivi delle barriere, è consigliata la lettura del commento del costituzionalista Michele Ainis sul Corriere della Sera del 4 marzo dal titolo eloquente "Il buon senso nel cestino. Il senno perduto sulla legge elettorale".
Il premio in seggi a livello nazionale è stato mantenuto come nel porcellum, lievemente ritoccato tra il 52% e il 55%, utilizzando un eventuale secondo turno, se nessuna coalizione supera il 37%.
Il doppio turno fatto in questo modo è stato un terzo rilevante problema, la cui soluzione ha impegnato gli scienziati della politica, sia di stampo democratico che forzista, per tutto il mese di febbraio. Visto che non riuscivano a trovare una soluzione dignitosa al problema del doppio turno possibile alla Camera e al Senato, tra liste/coalizioni differenti (essendo il sistema tripolare, con poli equivalenti, oggi come oggi sarebbe possibile un ballottaggio alla Camera tra PD e M5S, mentre al Senato è più probabile tra PD e FI) allora hanno abbandonato il Senato a se stesso, confezionando una legge solo per la Camera.
Basta mettere la testa sotto la sabbia e tutto si risolve per incanto, vecchio trucco degli struzzi, che funziona sempre.
Con buona pace delle indicazioni fornite dalla Corte Costituzionale, che indica come irragionevole la contemporanea presenza di premio più sbarramenti, che distorcono la rappresentanza effettiva di molti elettori (ad esempio, una lista al 7,9%, con più di due milioni di voti rimarrebbe senza seggi) e la parità di voto sia in entrata che in uscita.
Nel dibattito parlamentare ha parlato per la maggioranza il relatore Sisto, che è di Forza Italia, dimostrando che il governo delle larghe intese, la trimurti, è viva e vegeta, che i berlusconiani sono a braccetto con i democratici nell'imporre un sistema che trasforma un partito di minoranza nel Paese, del 25%, in uno di maggioranza alla Camera.
Mercoledì si sono materializzati anche i franchi tiratori, coperti dal voto segreto 70-80 deputati hanno potuto dare spazio ai ripensamenti e alla coscienza, senza peraltro scalfire più di tanto la granitica maggioranza data dalla somma dei due poli di centro-sinistra e di centro-destra. Qualche voce fiera e dissenziente si è levata dai deputati del centro per l'Italia, subito stoppate da Adornato, che ha ricordato il patto di ferro delle larghe intese.
Il deputato Fraccaro, del M5S, ha sottolineato che si è arrivati fino a questo punto per la codardia del PD, che non vuole ammettere pubblicamente che condivide in pieno con l'avvento del renzismo l'impostazione "presidenziale" di Forza Italia, per cui ora non ci sono più significativi elementi di differenziazione tra i due partiti. Fatto sta che, dopo due giorni di dibattito parlamentare una cosa è certa, per dirla alla fantozzi: l'Italicum è una boiata pazzesca, inutile, dissipatrice di energie preziose.
Non ci sarebbe da preoccuparsi più di tanto se fosse una legge qualsiasi, come ne sono state fatte negli anni dai vari parlamenti, soprattutto da quando c'è il regime delle larghe intese. Purtroppo, non è così, la legge elettorale è la base della democrazia. Ieri mattina, ad un certo punto un deputato di SEL, Quaranta, ha chiesto (meglio tardi che mai) all'Aula distratta di quale razza di cultura politica fosse figlia questa legge, disconoscendone così l'origine democratica e della sinistra.
Un'altro esponente di SEL, Pilozzi, era intervenuto per dire, con disarmante semplicità, che non si vota una legge al buio, con elementi decisivi lasciati indefiniti, ad esempio: quanti e quali collegi ci saranno, quanti seggi sono attribuiti per collegio.
Ciò che emerge chiaramente da questa vicenda, che forse si concluderà lunedì, è che la battaglia per il rinnovamento del sistema politico non è più tra maggioranza e minoranza, tra progressisti e conservatori, tra destra e sinistra, concetti "vecchi", superati dal rapido avvento del renzismo, ma tra chi sta dentro a questo sistema di potere dissipatore e chi cerca con la buona volontà di tappare le troppe falle della barca.
Dibattito illuminante per capire lo stato di fatto del progetto di blindatura di questo sistema politico in disfacimento. Da un punto di vista tecnico la materia è molto complicata, difficile da comunicare e da capire in tutte le sue implicazioni.
I problemi maggiori insiti nell'accordo politico Renzi-Berlusconi, che ha generato un testo problematico redatto da Roberto D'Alimonte, sono dovuti all'introduzione contemporanea di due grossi meccanismi distorsivi: le alte soglie di sbarramento per accedere ai seggi e un generoso premio di maggioranza in seggi assegnato al vincitore con un contorto doppio turno.
Le soglie di accesso sono state innalzate a livelli mai visti prima:12,4%, 8% e 4,5% rispettivamente per le coalizioni di liste, liste non coalizzate e partiti coalizzati.
Sull'incongruenza di questi numeri e dei possibili effetti distorsivi delle barriere, è consigliata la lettura del commento del costituzionalista Michele Ainis sul Corriere della Sera del 4 marzo dal titolo eloquente "Il buon senso nel cestino. Il senno perduto sulla legge elettorale".
Il premio in seggi a livello nazionale è stato mantenuto come nel porcellum, lievemente ritoccato tra il 52% e il 55%, utilizzando un eventuale secondo turno, se nessuna coalizione supera il 37%.
Il doppio turno fatto in questo modo è stato un terzo rilevante problema, la cui soluzione ha impegnato gli scienziati della politica, sia di stampo democratico che forzista, per tutto il mese di febbraio. Visto che non riuscivano a trovare una soluzione dignitosa al problema del doppio turno possibile alla Camera e al Senato, tra liste/coalizioni differenti (essendo il sistema tripolare, con poli equivalenti, oggi come oggi sarebbe possibile un ballottaggio alla Camera tra PD e M5S, mentre al Senato è più probabile tra PD e FI) allora hanno abbandonato il Senato a se stesso, confezionando una legge solo per la Camera.
Basta mettere la testa sotto la sabbia e tutto si risolve per incanto, vecchio trucco degli struzzi, che funziona sempre.
Con buona pace delle indicazioni fornite dalla Corte Costituzionale, che indica come irragionevole la contemporanea presenza di premio più sbarramenti, che distorcono la rappresentanza effettiva di molti elettori (ad esempio, una lista al 7,9%, con più di due milioni di voti rimarrebbe senza seggi) e la parità di voto sia in entrata che in uscita.
Nel dibattito parlamentare ha parlato per la maggioranza il relatore Sisto, che è di Forza Italia, dimostrando che il governo delle larghe intese, la trimurti, è viva e vegeta, che i berlusconiani sono a braccetto con i democratici nell'imporre un sistema che trasforma un partito di minoranza nel Paese, del 25%, in uno di maggioranza alla Camera.
Mercoledì si sono materializzati anche i franchi tiratori, coperti dal voto segreto 70-80 deputati hanno potuto dare spazio ai ripensamenti e alla coscienza, senza peraltro scalfire più di tanto la granitica maggioranza data dalla somma dei due poli di centro-sinistra e di centro-destra. Qualche voce fiera e dissenziente si è levata dai deputati del centro per l'Italia, subito stoppate da Adornato, che ha ricordato il patto di ferro delle larghe intese.
Il deputato Fraccaro, del M5S, ha sottolineato che si è arrivati fino a questo punto per la codardia del PD, che non vuole ammettere pubblicamente che condivide in pieno con l'avvento del renzismo l'impostazione "presidenziale" di Forza Italia, per cui ora non ci sono più significativi elementi di differenziazione tra i due partiti. Fatto sta che, dopo due giorni di dibattito parlamentare una cosa è certa, per dirla alla fantozzi: l'Italicum è una boiata pazzesca, inutile, dissipatrice di energie preziose.
Non ci sarebbe da preoccuparsi più di tanto se fosse una legge qualsiasi, come ne sono state fatte negli anni dai vari parlamenti, soprattutto da quando c'è il regime delle larghe intese. Purtroppo, non è così, la legge elettorale è la base della democrazia. Ieri mattina, ad un certo punto un deputato di SEL, Quaranta, ha chiesto (meglio tardi che mai) all'Aula distratta di quale razza di cultura politica fosse figlia questa legge, disconoscendone così l'origine democratica e della sinistra.
Un'altro esponente di SEL, Pilozzi, era intervenuto per dire, con disarmante semplicità, che non si vota una legge al buio, con elementi decisivi lasciati indefiniti, ad esempio: quanti e quali collegi ci saranno, quanti seggi sono attribuiti per collegio.
Ciò che emerge chiaramente da questa vicenda, che forse si concluderà lunedì, è che la battaglia per il rinnovamento del sistema politico non è più tra maggioranza e minoranza, tra progressisti e conservatori, tra destra e sinistra, concetti "vecchi", superati dal rapido avvento del renzismo, ma tra chi sta dentro a questo sistema di potere dissipatore e chi cerca con la buona volontà di tappare le troppe falle della barca.
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