mercoledì 5 novembre 2014

Il Patto, il Colle e l'Italicum

Il Patto per la legge elettorale (ItaliKum) 
Si ritorna a parlare della grande riforma elettorale. Renzi, in una delle innumerevoli comparsate televisive, riesuma l’Italicum rilanciandolo con una modifica apparentemente tecnica, quasi di poco conto: dare il premio in seggi (il cosiddetto "regalone") al partito e non alla coalizione. 
Vuol dire scrivere la parola “fine” sulla storia di molti piccoli partiti che rimarrebbero schiacciati sotto le soglie di sbarramento tenute appositamente alte. 
Chi vuole entrare in Parlamento dovrebbe per forza rivolgersi ai due sottoscrittori del Patto del Nazzareno o in alternativa a Grillo.
Berlusconi, nel dubbio di non farcela a liberarsi dalle catene giudiziarie sta cercando di far correre anche altri nei suoi territori di caccia, 
per questo ha lanciato Matteo Salvini, una lepre molto veloce.
L’incredibile è che l’ex Cavaliere è ancora al centro di tutte le trame, nonostante gli acciacchi, i processi e l’età che avanza. 
E’ un giocoliere raffinato, che copre tutte le situazioni. 
Alla proposta di Renzi risponde in sequenza: no, forse, non so, parliamone, certo che si. 
Una di queste è certamente la risposta giusta...
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Presentazione Libro URNA di Pandora alla Casa Rossa







mercoledì 24 settembre 2014

MILANO e LA GATTA FRETTOLOSA CHE VUOLE VOTARE, nonostante che...

Ci siamo, il voto per il Consiglio metropolitano di Milano è per domenica 28 settembre. Ma quasi tutti i cittadini milanesi non potranno votare. Sono elezioni di secondo grado, votano poco più di 2000 persone su tre milioni di abitanti, solo i consiglieri comunali e i sindaci, meno dello 0,1% degli elettori. E’ un deciso passo indietro a metà Ottocento, quando si votava per censo, voluto dalla legge 56/2014, la cosiddetta legge Delrio, dal nome del potente sottosegretario alla presidenza del governo Renzi. Questa è anche la prima (e unica) riforma istituzionale varata dall’attuale governo. Ieri abbiamo visto come la riforma delle Province stia per diventare un riciclaggio occulto dei vecchi politici che non vogliono mollare la sedia. Oggi tocca all’altro pezzo della riforma: le Città metropolitane, che prenderanno il posto delle Provincie nelle grandi aree urbane.
Dai primi passi del Comune di Milano c'è il serio pericolo di “infeudamento” della Città metropolitana, con la riproposizione del vassallaggio feudale. 
Nel convegno del 9 settembre scorso sulle funzioni della nuova Città, organizzato dal Comune di Milano, hanno spiegato quali saranno i possibili vantaggi per gli altri 133 comuni:
- la costituzione di una “Stazione Appaltante” unica, 
- il Grande Piano Strategico dell’Area metropolitana.
Alla storiella del Piano strategico non credono neanche i bambini, che hanno più fiducia nella Peppa pig. 
La Stazione Appaltante unica, invece, incute un certo timore....

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(ritaglio del verbale dell'Ufficio Elettorale, dove si afferma che fino al 1° gennaio non c'è capacità giuridica
per il Consiglio che, con tanta fretta, verrà eletto il 28 settembre)

buona lettura

RIFORME e CONTRORIFORME RENZIANE

La tanto invocata riforma delle Province sta arrivando, basta attendere le elezioni di secondo livello che si svolgeranno da domenica prossima 28 settembre fino al 12 ottobre. 
Un’operazione che coinvolgerà poche persone nell’elezione degli organi di comando delle Province, meno dello 0,5% degli elettori. 
Giornali e televisioni ne parlano poco, per non far sapere all’elettore che è stato “rottamato”. 
Finirà che anche questo evento verrà celebrato come un ulteriore passo avanti del riformismo renziano nell’ammodernamento della democrazia italiana. 
Invece, per le Province la faccenda è un po’ più complicata. 
Innanzitutto sono state alleggerite dei soldi e lasciate agonizzanti in gestione ai comuni. 
La legge 56/14 prevede esplicitamente che il presidente sia un sindaco, con incarico a titolo gratuito, eletto con elezione di secondo livello riservata ai sindaci e ai consiglieri comunali. 
La riforma Delrio è questa, se non che un diavoletto ha infilato tra le pieghe delle varie norme un piccolo imbroglio, subdolamente inventato per “controriformare” la riforma utilizzando una delle tante modifiche apportate alla legge in questi suoi primi mesi di vita. 
Che cosa sta succedendo è presto detto....

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venerdì 19 settembre 2014

Il voto frettoloso, produrrà dei consiglieri ciechi...

Il voto frettoloso del 28 settembre per la Città Metropolitana di Milano
Immagine in linea 1


Fatta la legge trovato l’inganno. 
Questo è il canovaccio classico del riformismo nostrano, al quale non si sottrae la legge Delrio che istituisce le città metropolitane. 
Una legge certamente imperfetta che in fase applicativa si poteva cercare di migliorare, visto il largo margine di autonomia concesso agli enti locali. 
Niente da  fare​...
prosegue

mercoledì 17 settembre 2014

Ricevimento a Palazzo Reale...

Articolo pubblicato dal settimanale on-line Arcipelago Milano, N° 31-2014
http://www.arcipelagomilano.org/

al link:
http://www.arcipelagomilano.org/archives/34318

“PASTICCI METROPOLITANI”. ALLA RISCOPERTA DEL FEUDALESIMO

Nei giorni scorsi si è svolto un seminario sulle “funzioni” della Città metropolitana (martedì 9 settembre), organizzato dal Comune di Milano con il PIM, indirizzato agli amministratori comunali milanesi. Il luogo dell’incontro non è casuale, è un simbolo storico: palazzo Reale, in piazza Duomo. Appare quasi una convocazione della corte di tutti i rappresentanti dei piccoli feudi interni al ducato di Milano. Nella sala delle udienze, pardon, delle conferenze, si sono riversati i “vassalli, valvassori e valvassini”. Accolti dal responsabile della apposita struttura di progetto e dall’assessore delegato, con i tecnici PIM, storico braccio urbanistico del Comune. Non si è visto il sindaco di Milano Giuliano Pisapia, che in questo modo si è certamente salvato da questo inopportuno revival storico. Parimenti non si sono visti i dignitari della “signoria” uscente, quella della Provincia di Milano, con effetti opposti.
I sindaci e i consiglieri comunali (praticamente assenti Lega, NCD e FI) hanno affollato la sala con contenuta allegria, per la cerimonia di presentazione della struttura che darà la possibilità di avere 24 nuove investiture, le poltrone del consiglio metropolitano.
Rimane da capire ancora qualche piccolo dettaglio, ad esempio, a cosa servono questi “consiglieri” e che compiti avranno. Tema a cui è dedicato l’incontro. Dopo oltre due ore di relazione dei tecnici PIM, con il racconto sui “tavoli istituzionali” e la meraviglia dei Piani Strategici pluriennali, il pubblico, inizialmente ben disposto, incomincia a incupirsi. Sono tutti politici abituati ad annusare l’aria che tira e il conto è presto fatto: sono passati cinque mesi dall’approvazione della legge, a pochi giorni dal voto, si è ancora alle slide da seminario di alta formazione. Vuol dire che le pentole sul fuoco sono vuote, non si vede l’ombra di un osso, ne del bollito. I sindaci quando sentono parlare di “piani” arricciano il naso, significa dargli lavoro e problemi aggiuntivi, senza vantaggi immediati per la comunità che rappresentano.
Il bello arriva alla fine, con le domande dell’inquieto pubblico, che è stato redarguito sul poco tempo a disposizione a tale scopo. A chi chiede lumi sulla effettiva data di funzionamento della Città metropolitana il responsabile del progetto Giorgio Monaci risponde che la Città presumibilmente diventerà soggetto giuridico dal 1° gennaio 2015.
Se fosse veramente così c’è da chiedersi a che serva eleggere il consiglio frettolosamente il 28 settembre, anticipando di quindici giorni la data normale del voto che buona parte delle Province hanno assunto nel 12 ottobre. Fretta inspiegabile, visto che ogni cosa è in ritardo, compreso il governo con i suoi provvedimenti, e per ora ci sono solo le slide...

venerdì 12 settembre 2014

Milano si infeuda nuovamente

La Città metropolitana di Milano

Il Parlamento a fine marzo ha votato la cosiddetta legge Delrio molto innovativa e complessa sulle Province, che non sono abolite, 
ma svuotate di risorse e affidate ai sindaci dei comuni. In più ha finalmente istituito le Città metropolitane. A Roma, preoccupati di sembrare troppo buoni, hanno compensato il tutto con una robusta dose di “oligarchia partitica”, riducendo il voto popolare ad una ristrettissima casta politica. 
Poi, ripensandoci, si sono detti che anche lo 0,5% di base elettorale avrebbe potuto essere fonte di qualche problema, come è la democrazia in generale. 
A tale comprensibile scopo è stato inserito il voto ultra-ponderato, come ulteriore sicurezza di controllo delle istituzioni. 
In questo modo, un sindaco di un piccolo comune milanese vale 1 voto, un consigliere del comune di Milano vale 120 voti.
Quasi una riedizione aggiornata del famoso detto del marchese del Grillo interpretato da Alberto Sordi: 
io so io e voi non siete un c…”

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mercoledì 3 settembre 2014

Sto con Magdi Allam e non con i tagliatori di lingue e di gole


L’articolo di Giuseppe Reguzzoni, apparso il 1° settembre sul giornale on line L'INDIPENDENZA.COM inerente la vicenda di Magdi Cristiano Allam, anche se infarcito di dotte considerazioni teologiche, come si compete al traduttore di scritti di Papa Ratzinger, non mi è piaciuto. 
Anzi, a me pare che Reguzzoni abbia scambiato un granchio per un gatto. 
L’argomento è delicato, per cui è meglio riassumere i principali passaggi del caso Allam per quei lettori che, distratti dalle ferie di agosto, si fossero persi questa brutta vicenda emersa ai primi di agosto, nel periodo clou della grande riforma costituzionale e delle doppie fiducie carpiate al governo su decreti legge omnibus. 
Nel trambusto della politica romana è risuonata flebile la campana dell’ammiraglia dei giornalisti nel diramare la notizia del deferimento di Magdi Allam al Tribunale disciplinare dell’Ordine, per delle cose che lui ha scritto tre anni fa. 
Quindi, Magdi a fine mese è destinato ad essere giudicato da dei giornalisti titolati a fare i giudici delle idee di altri giornalisti. Titolo acquisito tramite regolari elezioni tra gli iscritti, non per capacità specifica... 

L'articolo prosegue sul giornale on line:

(nella foto qui sotto sono con Magdi
​Allam ​
alla presentazione del libro di L. Garibaldi e P. Deotto su Guglielmo Giannini,
a seguire la vignetta
​realizzata da
 Forattini)​













Il testo dell'articolo di Reguzzoni:

di GIUSEPPE REGUZZONI
(Madgi Allam è al centro in questi giorni di una polemica per essere stato processato dall’Ordine dei giornalisti, accusato di islamofobia. Un esercito di colleghi sono scesi in sua difesa. Ma nessuno ricorda cosa ha fatto l’ex europarlamentare di recente rimasto a casa, dopo il clamore della sua conversione. Ce lo rammenta il nostro Giuseppe Reguzzoni. Buona lettura). E cosí anche il teocon Magdi Cristiano Allam si sbattezza. Lo fa per protestare contro il “relativismo” della Chiesa cattolica e l’apertura all’Islam. Con i Mussulmani non si dialoga, dice lui, si combatte. O, meglio, devono combattere gli altri. Armiamoci e partite, vecchio vezzo italico. A furia di ripetere che lui, sí, ama l’Italia, ma gli Italiani non la amano, il Magdi nostrano ha fatto suoi i peggiori vizi italici.
Armiamoci e partite, appunto: un esercito fatto tutto di generali, con nessuno che si sporca umilmente le mani. Già, perché, in fondo in fondo, è tutta questione proprio di umiltà. Venne la tempesta, venne il vento forte, ma Dio, dice la Bibbia, non era nella tempesta, e non era nel vento forte.
Dio era in un vento leggero, appena percettibile, Dio era nel silenzio. Era nel silenzio di piazza San Pietro, quando l’uomo venuto dalla fine del mondo chiese e ottenne il silenzio assoluto, nel cuore della Città più chiassosa del mondo. Riponi la spada nel fodero. Credi tu che non avrei potuto chiedere al Padre mio di mandare dodici legioni di angeli . . .? Dio era nel silenzio. Dio non ama i riflettori. Dio è Dio perché nessuno deve spiegargli che cosa deve essere per essere Dio.
Per questo la religione vera, quella del cuore e del silenzio, non può mai essere instrumentum Regni, strumento che aiuta un Potere, il Potere, a stare insieme e governare il mondo. La religione può divenire quella cosa, può essere instrumentum regni. Può esserlo e lo è stata.
Ma, allora, caro Allam, che differenza ci sarebbe tra l’Islam che Lei depreca e l’umiltà del Cristianesimo?
Nella loro storia i Cristiani non hanno esitato a difendersi, anche con le armi, quando era in gioco la libertà e la vita innocente. Oggi, forse, più che la forza dell’Islam il vero problema è la poca fede dell’Occidente, un tempo cristiano.
Ma la guerra all’Altro, in quanto altro, non è mai cristiana. Non voglio la morte del peccatore, ma che si converta e viva, dice Dio nella Scrittura. Che si converta e viva . . . Allam dichiara che la sua conversione è chiusa. Lo fa sui grandi giornali e in TV, così come si era fatto battezzare in gran pubblico, dal Papa e con padrino l’on. Lupi, l’amico di Simone e del gruppo gioioso della sanità lombarda.
La mia conversione, invece, è talmente agli inizi da farmi tremare, ma so che non tocca a me spiegare a Dio come deve essere essere Dio. E so anche che Dio diffida del Potere, lo so perchè lo ha detto e scritto proprio Lui, lo ha mostrato quel Venerdí Santo di tanto tempo fa, quando è morto appeso a una croce romana. Non ha fatto calare legioni di angeli per distruggere i suoi “nemici’, eppure avrebbe potuto farlo. Non c’erano riflettori e onorevoli. Fango, polvere, solitudine, miseria. Dio non era nella tempesta, ma in un vento leggero.
- See more at: http://www.lindipendenzanuova.com/magdi-allam-ordine-giornalisti-islamofobia-lui-si-e-sbattezzato/


Tra meno di un mese si apre la "Vendemmia" per la casta.


Il riformismo di questo governo è  come una pianta da frutto: lo si giudica dal raccolto, senza pregiudizi.  
Renzi e la sua strana maggioranza hanno prodotto un sacco di riforme che ora un po’ alla volta stanno maturando,  
tra un mese esatto potremo assaggiare i primi frutti.
Non che ai semplici cittadini, elettori che pagano fior di tasse, sia concesso di dare una morsicata al “raccolto”, questo è impossibile, 
al massimo potranno dare un occhiata, molto discreta, dal buco della serratura, mentre i soliti noti faranno la vendemmia.
Sono le cosiddette elezioni di secondo grado per le autonomie locali, province e città metropolitane,  
introdotte ex novo dalla legge Delrio, dal nome dell’attuale sottosegretario alla presidenza...

L'articolo prosegue sul giornale on line L'INDIPENDENZA.COM     al link:


sabato 21 giugno 2014

La riforma Del Rio: via la Provincia arriva la Città metropolitana di Milano

La riforma Del Rio, contenuta nella legge 56/2014, sta per essere applicata anche a Milano: via la Provincia arriva la Città metropolitana di Milano.
Nella relazione (qui sotto la copertina) tutto sulla complessa procedura che porterà alla definizione degli organi di governo, sul sistema elettorale e sul crono-programma da ora a fine settembre:


venerdì 30 maggio 2014

Fresco di stampa, subito dopo le elezioni, il libro: URNA DI PANDORA DELLE RIFORME


Lancio e prime uscite del libro a Milano, alla Società Umanitaria e all'UNUCI

Risultato delle elezioni europee 2014

In questa mappa del dopo voto europee del 25 maggio 2014, è riportato il primo partito per ogni provincia (in rosso il PD).
Come si può vedere, per la prima volta nella storia repubblicana, l'Italia è monocolore (rosso), salvo irrilevanti eccezioni. 
Da non credere, quasi inspiegabile questo fenomeno. Forse, è stata solo una esercitazione...

martedì 13 maggio 2014

Arresti a Milano, Novara e Roma. Dal "Sistema Sesto", al sistema "Scajola" a Expo


Sono passati da poco vent’anni dall’esplosione di tangentopoli che si è arrivati a toccare con mano un altro sistema, peggiore del precedente, che ha preso il nome dalla città dove il caso è emerso con chiarezza – Sesto San Giovanni – ma avrebbe potuto chiamarsi tranquillamente “sistema Roma”. In che cosa consiste è presto detto. Nel 1994 Filippo Penati diventa sindaco di Sesto e si ritrova a gestire il risultato della chiusura di parecchi stabilimenti, come la Falk e la Magneti Marelli, con il ritorno sul mercato immobiliare di enormi aree urbane, da regolamentare tramite piano regolatore. Da sindaco a gestore il passo è breve, come ha messo in evidenza uno dei protagonisti di quel periodo,Piero Di Caterina, che alla fine si è ribellato alla “gestione” familistica della cosa pubblica da parte di gruppi di potere, che utilizzano i partiti per fare affari personali. Di Caterina tre anni fa ha iniziato a raccontare del sistema di gestione del Comune di Sesto e la procura di Monza ha svolto delle accurate indagini individuando tutta la “banda” del sistema Sesto. Una squadra assortita capitanata da Filippo Penati, nel 2009 è arrivato fino a Roma, a controllare il PD, nel periodo della segreteria Bersani, come braccio destro dell’ex-segretario.
Settimana scorsa, giovedì 8 maggio, quasi in contemporanea sono scoppiate quattro bombe giudiziarie: l’arresto del forzista Scajola, presunto ponte tra ndrangheta e centro destra, l’EXPO con sette arresti nel sottobosco politico legato agli appalti, poi sette arresti nel mondo della finanza con i fratelli Magnoni (con il famoso conto coperto “Quercia”) per il crack SOPAF, infine altri quattro arresti tra Novara e Milano sulla materia ambientale e dei rifiuti con un nome pesante per la politica milanese....
prosegue sul giornale on line L'INDIPENDENZA.COM 

lunedì 28 aprile 2014

Anticipazione libro: "L’urna di Pandora delle Riforme"


Anticipazione del finale del mio saggio contenuto nel libro
“L’urna di Pandora delle Riforme”, 
Biblion Edizioni, a cura di Giorgio Galli, Felice C. Besostri e Daniele V. Comero,
in uscita a maggio

La triade, il tripartitismo imperfetto e l’Italicum

Il fallimento del progetto Monti ha portato ai risultati elettorali del 25 febbraio 2013, con tre partiti-polo ben strutturati, di consistenza quasi identica intorno al 25%. 
Un sistema che ha determinato la rielezione di Napolitano al Colle, continuando la consolidata convergenza di PD e Forza Italia in governi dalle larghe intese. Convergenti anche nella messa a punto del nuovo sistema elettorale Italicum. Un complesso di regole finalizzate alla trasformazione  di un partito di minoranza in uno squadrone di maggioranza, tramite l’artificio del doppio turno di coalizione per assegnare un grande “premio” in seggi.
Il premio, sia chiaro, non è per gli elettori, ma per uno dei componenti delle larghe intese, che dovrebbe mettere fuori gioco il terzo partito, i penta stellati del M5S.
Il condizionale è d’obbligo perché Renzi non è per niente convincente...

prosegue sul giornale on line:
http://www.lindipendenza.com/la-triade-il-tripartitismo-imperfetto-e-litalicum/


martedì 15 aprile 2014

venerdì 4 aprile 2014

Convegno al Parlamento Europeo, martedì 8 aprile

Ore 11,00

8 aprile 2014


Sede del Parlamento Europeo
Bruxelles

Convegno pubblico:

Sistemi elettorali e finanziamento pubblico
  
Presiede
Magdi Cristiano ALLAM

Relatori
 Daniele V. Comero
Politologo e giornalista
Osservatorio Elettorale Milano
  
Ylenia Citino
Ricercatrice

Informazioni:
B-1047 Bruxelles / Brussels – Tel 0032 2 28 45883 – Fax 0032 – 2 28 49883
F-67070 Strasburgo – Tel 0033 3 88 1 75883 – Fax 0033 3 88 1 79883

martedì 18 marzo 2014

I numeri del "mezzo" ITALICUM: 55 - 37 - 12 - 8 - 4,5

All'Umanitaria di Milano si è discusso sul testo del mezzo Italicum (che riguarda solo la Camera e non il Senato) approvato dalla Camera.
La mia relazione ha trattato il tema:

ITALICUM I numeri razionali della tanto attesa riforma elettorale proposti nel disegno di legge
approvato dalla Camera il 12 marzo:
120 - 55 - 37- 12 - 8 - 4,5

Principali punti sviluppati:
Sviluppo storico, contento normativo, porcellum e consultellum 

Soglie di sbarramento
Collegi plurinominali
Algoritmo di riparto seggi. Iniquità del sistema
Il fenomeno dello "Scivolamento" dei seggi
Democrazia: Utopia vs. Distopia

giovedì 13 marzo 2014

Abemus ITALICUM

La notizia principale è stata "coperta" dalla conferenza stampa di Renzi sui presunti sgravi fiscali, però non bisogna dimenticare che ieri mattina alla Camera è stato approvato l’Italicum con 365 voti contro 156, sorretto dalla maggioranza PD FI.
La nuova proposta di legge elettorale è una proposta dimezzata, riguarda  solo la Camera.
L'altra notizia è che la discussione sulla parità di genere è un tormentone destinato a proseguire a oltranza, che molti utilizzano come pretesto per menare il can per l’aia, per coprire le cose importanti.
E’ certamente più facile parlare di argomenti come il “genere”, inteso come sesso dei candidati, di formule di riserva, di quote rosa, di alternanza di genere in lista,
che addentrarsi nel labirinto normativo della nuova legge elettorale maggioritaria “schiaccia sassicioè di tutti quei partiti che non si allineeranno ai "signori" della maggioranza che ha prodotto l'Italicum...

sabato 8 marzo 2014

Roma 7 marzo. Celebrazione dell'Italicum

La SISE venerdì 7 marzo ha celebrato all'Istituto Sturzo le meraviglie del nuovo sistema elettorale "Italicum".
Nella foto sotto il prof. D'Alimonte relaziona e spiega che lui al massimo può essere lo "zio" del progetto che sta alla base dell'accordo Renzi-Berlusconi

Italicum. Il patto Renzi-Berlusconi, dalle Parole ai Fattacci

Il nome "Italicum" suona bene, è altisonante, però il contenuto è ancora incerto, certamente peggio del detestato "porcellum", appena ripulito dalla Corte costituzionale un paio di mesi fa, nel più abbordabile "consultellum". Dopo di che c'è stato il patto Molotov-Ribbentrop (Renzi-Berlusconi), che sta prendendo forma concreta in questi giorni, con la nuova legge elettorale, in discussione alla Camera.
Dibattito illuminante per capire lo stato di fatto del progetto di blindatura di questo sistema politico in disfacimento. Da un punto di vista tecnico la materia è molto complicata, difficile da comunicare e da capire in tutte le sue implicazioni. 
I problemi maggiori insiti nell'accordo politico Renzi-Berlusconi, che ha generato un testo problematico redatto da Roberto D'Alimonte, sono dovuti all'introduzione contemporanea di due grossi meccanismi distorsivi: le alte soglie di sbarramento per accedere ai seggi e un generoso premio di maggioranza in seggi assegnato al vincitore con un contorto doppio turno.
Le soglie di accesso sono state innalzate a livelli mai visti prima:12,4%, 8% e 4,5% rispettivamente per le coalizioni di liste, liste non coalizzate e partiti coalizzati. 
Sull'incongruenza di questi numeri e dei possibili effetti distorsivi delle barriere, è consigliata la lettura del commento del costituzionalista Michele Ainis sul Corriere della Sera del 4 marzo dal titolo eloquente "Il buon senso nel cestino. Il senno perduto sulla legge elettorale".
Il premio in seggi a livello nazionale è stato mantenuto come nel porcellum, lievemente ritoccato tra il 52% e il 55%, utilizzando un eventuale secondo turno, se nessuna coalizione supera il 37%. 
Il doppio turno fatto in questo modo è stato un terzo rilevante problema, la cui soluzione ha impegnato gli scienziati della politica, sia di stampo democratico che forzista, per tutto il mese di febbraio. Visto che non riuscivano a trovare una soluzione dignitosa al problema del doppio turno possibile alla Camera e al Senato, tra liste/coalizioni differenti (essendo il sistema tripolare, con poli equivalenti, oggi come oggi sarebbe possibile un ballottaggio alla Camera tra PD e M5S, mentre al Senato è più probabile tra PD e FI) allora hanno abbandonato il Senato a se stesso, confezionando una legge solo per la Camera.
Basta mettere la testa sotto la sabbia e tutto si risolve per incanto, vecchio trucco degli struzzi, che funziona sempre.
Con buona pace delle indicazioni fornite dalla Corte Costituzionale, che indica come irragionevole la contemporanea presenza di premio più sbarramenti, che distorcono la rappresentanza effettiva di molti elettori (ad esempio, una lista al 7,9%, con più di due milioni di voti rimarrebbe senza seggi) e la parità di voto sia in entrata che in uscita.
Nel dibattito parlamentare ha parlato per la maggioranza il relatore Sisto, che è di Forza Italia, dimostrando che il governo delle larghe intese, la trimurti, è viva e vegeta, che i berlusconiani sono a braccetto con i democratici nell'imporre un sistema che trasforma un partito di minoranza nel Paese, del 25%, in uno di maggioranza alla Camera. 
Mercoledì si sono materializzati anche i franchi tiratori, coperti dal voto segreto 70-80 deputati hanno potuto dare spazio ai ripensamenti e alla coscienza, senza peraltro scalfire più di tanto la granitica maggioranza data dalla somma dei due poli di centro-sinistra e di centro-destra. Qualche voce fiera e dissenziente si è levata dai deputati del centro per l'Italia, subito stoppate da Adornato, che ha ricordato il patto di ferro delle larghe intese.
Il deputato Fraccaro, del M5S, ha sottolineato che si è arrivati fino a questo punto per la codardia del PD, che non vuole ammettere pubblicamente che condivide in pieno con l'avvento del renzismo l'impostazione "presidenziale" di Forza Italia, per cui ora non ci sono più significativi elementi di differenziazione tra i due partiti. Fatto sta che, dopo due giorni di dibattito parlamentare una cosa è certa, per dirla alla fantozzi: l'Italicum è una boiata pazzesca, inutile, dissipatrice di energie preziose.
Non ci sarebbe da preoccuparsi più di tanto se fosse una legge qualsiasi, come ne sono state fatte negli anni dai vari parlamenti, soprattutto da quando c'è il regime delle larghe intese. Purtroppo, non è così, la legge elettorale è la base della democrazia. Ieri mattina, ad un certo punto un deputato di SEL, Quaranta, ha chiesto (meglio tardi che mai) all'Aula distratta di quale razza di cultura politica fosse figlia questa legge, disconoscendone così l'origine democratica e della sinistra.
Un'altro esponente di SEL, Pilozzi, era intervenuto per dire, con disarmante semplicità, che non si vota una legge al buio, con elementi decisivi lasciati indefiniti, ad esempio: quanti e quali collegi ci saranno, quanti seggi sono attribuiti per collegio. 
Ciò che emerge chiaramente da questa vicenda, che forse si concluderà lunedì, è che la battaglia per il rinnovamento del sistema politico non è più tra maggioranza e minoranza, tra progressisti e conservatori, tra destra e sinistra, concetti "vecchi", superati dal rapido avvento del renzismo, ma tra chi sta dentro a questo sistema di potere dissipatore e chi cerca con la buona volontà di tappare le troppe falle della barca.