giovedì 31 gennaio 2013
MPS, Bersani minaccia di "sbranare"
Bersani minaccia di "sbranare". Grillo e
Alfano: can che abbaia non morde. E lui ribatte:"Autocrate da
strapazzo..."
La campagna elettorale si sta infiammando. Sabato scorso a Genova, davanti ai suoi candidati, Bersani l'ha fatta fuori dal vaso.
La campagna elettorale si sta infiammando. Sabato scorso a Genova, davanti ai suoi candidati, Bersani l'ha fatta fuori dal vaso.
Dal palco arringa:
“Sento dire
che c’è qualcuno
che lascia intendere qualcosa di men che corretto da parte
nostra su Mps…”
Si ferma
un secondo, poi lancia l’avvertimento:
“Parlino
chiaro che li sbraniamo”.
Proprio
così, Pierluigi Bersani ha usato il
verbo sbranare, cioè "fare a pezzi, divorare", in senso figurato
"tentare di distruggere".
Poi, il segretario Pd avverte Lega Nord e
centrodestra:
“Niente
più accuse o insinuazioni.
Il Partito Democratico, sul caso Monte Paschi, non si farà tenere sotto schiaffo”
prosegue
“Non
accettiamo lezioni da chi ha avuto cose come il credito Euronord
e il Credito
cooperativo fiorentino.
Non si azzardino ad aprire bocca”.
prosegue sul giornale online L'INDIPENDENZA.COM
martedì 29 gennaio 2013
giovedì 17 gennaio 2013
L'ultimo sondaggio di stima sulla Lombardia. Al lavoro il Caimano, Mannheimer e Vespa
tratto da un video de IL FATTO
Video completo:http://link.brightcove.com/ services/player/ bcpid1476763779001?bckey=AQ~~, AAABNTOXzWk~, XOQppeUuyCFS8ojoLW1Z6aFUpF_ RsG9O&bclid=0&bctid= 2096423983001
tratto da un video de IL FATTO
Video completo:http://link.brightcove.com/
mercoledì 16 gennaio 2013
La paura nel PD. Serpeggia la sindrome da "vittoria mutilata"
A poco
più di un mese dal voto, gli scenari per la sera del 25 febbraio sono in
continua evoluzione.
Tutta
quella sicurezza che ha portato il PD e il PDL al colpo di mano dell'anticipo
delle elezioni di due mesi, sta piano piano svanendo.
I bersaniani sogni di gloria sono in pericolo.
Editoriale sul giornale on line:
Editoriale sul giornale on line:
martedì 15 gennaio 2013
Incursione a Radio Lombardia
Commento alle elezioni Politiche e regionali alla trasmissione PANE al PANE di Radio Lombardia, condotta da Laura Costa, alle ore 19 di lunedì 14 gennaio.
In collegamento telefonico anche Gabriele Albertini.
In breve, ho toccato questi punti:
Commento alle elezioni Politiche e regionali alla trasmissione PANE al PANE di Radio Lombardia, condotta da Laura Costa, alle ore 19 di lunedì 14 gennaio.
In collegamento telefonico anche Gabriele Albertini.
In breve, ho toccato questi punti:
- il PD e il PDL hanno voluto andare a tutti i costi al voto anticipato per mantenere questo sistema elettorale il "porcellum", la legge 270/05, in questo modo i segretari possono continuare a "nominare" i parlamentari, con le liste bloccate;
- nella formazione delle liste si è visto che le primarie parlamentarie del PD hanno avuto un peso minore rispetto a quanto promesso, mentre il PDL ha "oscurato" tutto il procedimento di formazione delle liste;
- il PD ora ha paura del "pareggio" al Senato e di essere obbligato a formare un governo in accordo con altre coalizioni, dopo il voto, secondo come saranno i risultati;
- i capicoalizione (Monti, Bersani e Berlusconi), a vario titolo, rischiano di essere tutti fuori gioco per l'incarico a premier, come per la presidenza della Repubblica.
domenica 13 gennaio 2013
Grillo che fai, molli prima ancora di combattere?
http://www.lindipendenza.com/grillo-che-fai-molli-prima-ancora-di-combattere/Beppe Grillo ha toccato con mano che cosa vuol dire presentarsi alle elezioni in Italia, nella patria della democrazia parlamentare più tollerante d’Europa con ladri, truffatori e millantatori, procurandosi una fastidiosa scottatura.
Che cosa è
successo? Niente di nuovo, da venerdì 11
fino a domenica 13 gennaio, la legge prescrive che siano depositati i simboli
che verranno utilizzati per la campagna elettorale e per la presentazione delle
liste di candidati. Un passaggio apparentemente formale per i partiti in
Parlamento: il PD ha depositato il suo simbolo con tutta calma, come il PDL e
la Lista Monti. Non così per tutti gli aspiranti competitori che vogliono
entrare a sedersi nelle prestigiose camere. Ad esempio, il Movimento 5 Stelle
teme di essere clonato da altri ed allora si mette in fila davanti al Viminale
fin dall’inizio della settimana, come prendere il posto a teatro quando i
biglietti vanno a ruba. Questo è il racconto di Grillo sul suo Blog:
“All'improvviso, vengono poste le transenne davanti
al ministero degli Interni: è il segnale che è scoccato il momento della coda.
Se stai mangiando un maritozzo nel bar davanti o ti sei appostato
nell'appartamento con vista sul Viminale o hai ricevuto una soffiata, allora
hai un'alta probabilità di occupare il primo posto della fila. Una volta
piazzato lì, in piedi, come uno stoccafisso, nessun pubblico ufficiale ti
lascia un riscontro della tua posizione: un bigliettino, un pezzo di carta di
formaggio, un numero della tombola. Devi difendere il
posto come in trincea. Rimpiangi le Poste Italiane che hai
sempre disprezzato, da loro almeno sai quando aprono, ti danno un numerino e
stai in un luogo caldo. La fila si forma dal pomeriggio di lunedì 7 gennaio, ma
gli uffici accettano il deposito solo dalle ore 8 di venerdì 11. 90
ore al freddo, di giorno e di notte, con i turni e le tazze di
caffè caldo, con gli amici a darti il cambio, sembra il fronte orientale di
"Centomila gavette di giaccio" nella seconda guerra mondiale. Siamo però a Roma
settanta anni dopo.
Quando venerdì mattina si aprono gli uffici del Ministero degli interni, scoprono che tutta questa fatica è servita a poco e sentono puzza di fregatura quando, con il naso all’insù, scorrono i foglietti appesi in bacheca fuori nel corridoio: “…i nostri vedono nel tabellone elettorale due simboli quasi identici. Chi era in fila prima di noi ha consegnato all'ufficio il simbolo del M5S senza l'indirizzo del sito. Assolutamente confondibile dall'elettore. Abbiamo fatto ricorso. Dovremo aspettare martedì pomeriggio per sapere se il M5S parteciperà alle elezioni. In caso della presenza di un simbolo confondibile non parteciperemo. Questa è l'Italia che non c'è più, che non ci appartiene, che va cambiata dalle fondamenta. Se entreremo in Parlamento lo apriremo come una scatola di tonno. Se non ci lasceranno partecipare si prenderanno la responsabilità della delegittimazione dello Stato e delle inevitabili conseguenze.”
Boom! Parole grosse, dette senza pensare bene alle
conseguenze. Sembra quasi impossibile che alla prima difficoltà, al primo
bastone in mezzo alle ruote, Grillo molli la presa.
Tutto il
procedimento che porta alle elezioni e alla proclamazione dei risultati è
costellato di trappole e insidie, non certo per un puro caso. Sono le leggi
fatte dal Parlamento di questa
Repubblica che a parole dice di essere per la Costituzione, aperta e
democratica, poi scrive delle norme fatte apposta per far cadere chi insidia il
posto dei potenti dentro il palazzo.
Saranno i
giudici dell’Ufficio Centrale a Roma, che sono magistrati della Cassazione, a
dire l’ultima. Sono loro che sorvegliano e gestiscono le elezioni Politiche del
24 febbraio, sono i massimi tutori della legge.
A proposito, tanto
per dare un volto e un nome a chi ha in mano un compito così importante, chissà
se qualcuno sa chi sono. Si sa che ci dovrebbe essere un decreto del primo
presidente della Cassazione. Però, sul sito web non si trova.
Forza Grillo,
fai un bel ricorso al Ufficio
Elettorale Centrale Nazionale, come prescrive l’art. 16 del DPR 361 del 1957.
Non darla vinta a chi tenta di copiare o imbrogliare le carte e i simboli ma,
soprattutto, non mollare al primo dispetto. La Casta non aspetta altro che un
passo indietro dei nuovi partiti, che sia il Movimento 5 stelle di Grillo,
“Rivoluzione Civile” di Ingroia o “IOAMOLITALIA” di Magdi Cristiano Allam.
Ecco i simboli contesi: contrassegni cloni per Grillo, Ingroia, Monti e la Meloni
http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2013-01-12/ecco-simboli-contesi-contrassegni-130739.shtml?uuid=Ab7RPfJH
Su www.ilfattoquotidiano.it
ecco-chi-sono-clonatori-di-liste-grillo-ci-ha-scippato-logo-noi-labbiamo-ripagato
http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/01/12/ecco-chi-sono-clonatori-di-liste-grillo-ci-ha-scippato-logo-noi-labbiamo-ripagato/467897/
venerdì 11 gennaio 2013
Napolitano e L'Anatra Zoppa
Oggi su La Stampa, il titolo d’apertura in prima pagina richiama un’intervista al presidente Napolitano che dichiara di non voler procedere alla nomina di altri senatori a vita, nonostante le forti pressioni che riceve al riguardo. Che è vero che ci sono ben due posti liberi per arrivare al numero di cinque consentiti dalla Costituzione, di nomina presidenziale. Toh! Ma che strane cose hanno per la testa al Colle.
Il fatto è che se siamo arrivati a questo punto, con la conta dei senatori a vita, vuol dire che si sta concretizzando l’ipotesi del pareggio al Senato.
Oggi su La Stampa, il titolo d’apertura in prima pagina richiama un’intervista al presidente Napolitano che dichiara di non voler procedere alla nomina di altri senatori a vita, nonostante le forti pressioni che riceve al riguardo. Che è vero che ci sono ben due posti liberi per arrivare al numero di cinque consentiti dalla Costituzione, di nomina presidenziale. Toh! Ma che strane cose hanno per la testa al Colle.
A meno che sia una comunicazione in codice; se così fosse, questa è una notizia di quelle grosse. Re Giorgio ha voluto far sapere, con il garbo e la decisione che gli sono consueti, che lo stanno tirando per la giacca, che qualcuno gli sta soffiando sul collo per accaparrarsi i preziosi seggi.
Napolitano dopo la brutta figura che ha fatto con la nomina di Mario Monti a senatore a vita, dimostra voler chiudere in modo saggio il suo mandato, di non prestarsi a manovre di palazzo.
Il fatto è che se siamo arrivati a questo punto, con la conta dei senatori a vita, vuol dire che si sta concretizzando l’ipotesi del pareggio al Senato.
IL CAIMANO E IL "PORCELLUM"
In TV, come al solito, i grossi partiti stanno divorano tutti gli spazi, altro che par condicio, i partiti minori sono sistematicamente esclusi. Giovedì 11 gennaio: il segretario del PD Bersani in RAI a Porta a Porta, mentre all’ora di cena al momento dell’ammazzacaffè, su La7 dalla Gruber, compare un altro leader storico del PD, Massimo D’Alema. Dopo Matteo Renzi rivedere la Volpe del Tavoliere, come lo chiama Marco Travaglio, è come mettere un 45 giri in un mangiadischi con le pile scariche: lento, macchinoso, noioso e lievemente irritante. Però, guarda caso, si è posizionato appena prima del suo avversario di sempre, a far da traino al “compare” di infinite trattative e accordi sottobanco, nel corso di quasi vent’anni di dominio della scena politica. Appena i due escono di scena, cambia tutto.
“Per quanto lontane siano le elezioni, 45 giorni sono tanti, resta altamente improbabile che la sua (Berlusconi n.d.r.) pur trascinante campagna elettorale gli valga un riaggancio al favoritissimo Pd. Ma la statura comunicazionale dei contendenti, l'insopportabile Monti e il moscio Bersani, resta nettamente inferiore…” commenta Sergio Luciano su Affaritaliani.it, che conclude “E se per assurdo si verificasse l'impensabile, cioè appunto il riaggancio del Cavaliere, allora sì che il popolo piddino dovrebbe mille volte schiaffeggiarsi per aver bloccato in panchina l'unico che, quanto a chiacchiere, poteva battere il Cavaliere: Matteo Renzi.”
In TV, come al solito, i grossi partiti stanno divorano tutti gli spazi, altro che par condicio, i partiti minori sono sistematicamente esclusi. Giovedì 11 gennaio: il segretario del PD Bersani in RAI a Porta a Porta, mentre all’ora di cena al momento dell’ammazzacaffè, su La7 dalla Gruber, compare un altro leader storico del PD, Massimo D’Alema. Dopo Matteo Renzi rivedere la Volpe del Tavoliere, come lo chiama Marco Travaglio, è come mettere un 45 giri in un mangiadischi con le pile scariche: lento, macchinoso, noioso e lievemente irritante. Però, guarda caso, si è posizionato appena prima del suo avversario di sempre, a far da traino al “compare” di infinite trattative e accordi sottobanco, nel corso di quasi vent’anni di dominio della scena politica. Appena i due escono di scena, cambia tutto.
Servizio pubblico è un’altra storia: la scenografia è ben studiata, dispone al meglio sul palco i due big: Santoro e Berlusconi. Gli ascolti volano, registrano un’impennata, al 33% di share, è un record che condividono, con intima soddisfazione. Sono uomini di spettacolo, che sanno far rendere il palcoscenico, con reciproca stima, come dice la gente: cane non mangia cane. Basta fare un po’ di zapping tra i vari canali per vedere che il confronto tra i candidati alle prossime elezioni politiche è impari: il Caimano è ancora nettamente il più forte. Come se in questi anni non fosse successo niente, siamo ancora fermi alla campagna elettorale del 2006, con Bersani al posto di Prodi, da un emiliano finto-buono all’altro, e i calcoli sui seggi traballano ancora come allora. Il furbesco disegno politico di Bersani e compagnia, che ha fatto di tutto per votare con il sistema elettorale attuale, il “porcellum”, per vincere facile, non tiene più.
Ogni giorno che passa il Caimano divora pezzi dei suoi avversari e recupera voti. Adesso può permettersi di andare a caccia del pezzo più pregiato, la mitica “Anatra Zoppa” del Senato. Si muove da solo, come al solito, non ha bisogno della sua lista di candidati, che sono ancora sconosciuti. Agisce con una rapidità impressionante, nello schema consolidato di “uno contro tutti”, del referendum pro o contro la sua persona, come sostiene Giorgio Galli nel libro Stella e Corona (Solfanelli Editore, II ed. 2012).
“Per quanto lontane siano le elezioni, 45 giorni sono tanti, resta altamente improbabile che la sua (Berlusconi n.d.r.) pur trascinante campagna elettorale gli valga un riaggancio al favoritissimo Pd. Ma la statura comunicazionale dei contendenti, l'insopportabile Monti e il moscio Bersani, resta nettamente inferiore…” commenta Sergio Luciano su Affaritaliani.it, che conclude “E se per assurdo si verificasse l'impensabile, cioè appunto il riaggancio del Cavaliere, allora sì che il popolo piddino dovrebbe mille volte schiaffeggiarsi per aver bloccato in panchina l'unico che, quanto a chiacchiere, poteva battere il Cavaliere: Matteo Renzi.”
immagine tratta da
http://www.ilsanguedalnaso.com/la-posta-del-caimano-10/
Il quadro politico di queste
elezioni finalmente si sta delineando e si capisce qualcosa in più. Venerdì,
sabato e domenica 13 gennaio, al Ministero degli Interni c’è la presentazione
dei contrassegni di partito, il deposito dei programmi con il nome dei capi
coalizione per le prossime elezioni del 24 febbraio. E’ molto probabile che
dopo il voto i programmi della sinistra e della destra verranno messi in un
cassetto. C’è la sensazione che la gara sia taroccata, come tante altre in
Italia.
Ufficialmente la campagna
elettorale non è ancora iniziata ed è già virtualmente finita, perché l’attenzione
è ormai rivolta a dopo le elezioni, a fare calcoli su calcoli su cosa potrà succedere
a marzo quando si riuniranno per la prima volta le Camere.
La questione in sospeso è la
seguente: il vecchio Caimano riuscirà a riprendere ancora una volta la stolta
“Anatra zoppa” del Senato? La risposta è già contenuta nella domanda, nel senso
che fino ai primi di dicembre, un mese fa, nessuno dei democratici del PD e dei
montiani del trio ”Sciagura” pensava fosse possibile una simile folle rincorsa.
Invece, eccoci qua a fare le
somme con il bilancino per stimare la futura maggioranza al Senato. Sarà un
caso, ma di questo difetto del sistema elettorale, ne ho parlato nel libro scritto con Giorgio Galli, Stella e Corona, che
evidentemente i bersaniani non hanno comperato, ne preso a prestito dalla
biblioteca.
Inizialmente i conteggi
sulla futura composizione della maggioranza al Senato davano sempre in
vantaggio la coalizione PD-SEL, con 170 seggi su 315. Dopo un mese, gli scenari
sono in forte evoluzione, per il recupero in corso della coalizione PDL-Lega,
composta anche da una miriade di partitini come Fratelli d’Italia. Alla Camera
Bersani dovrebbe vincere facile e prendersi il premione di 340 seggi su 630, come
dispone il porcellum, mentre al Senato i premi sono regionali, per cui bisogna
sommare gli esiti di ogni regione.
Quelle più grandi contano
parecchio.
A questo punto entra in
funzione l’azzoppa coalizioni, che funziona: se le due principali
coalizioni sono più o meno pari come
voti, i seggi assegnati possono cambiare di molto. In Lombardia, quella che
perde il premio, anche per solo per un voto, prende 12 seggi, ha stimato
D’Alimonte sul Sole24Ore, invece di 27. L’inverso in un’altra regione, con un
effetto di compensazione accentuato dalla presenza di varie minoranze.
D’Alimonte ha calcolato varie situazioni, se Bersani non ce la dovesse fare a
vincere in Lombardia e Veneto, otterrebbe una quota in Senato molto risicata,
intorno ai 155-157 seggi su 315.
Queste cifre possono far
aprire una campagna acquisti o determinare una nuova coalizione di governo.
Bersani in questo momento
non appare avere idee fresche, ha già dato tutto da un punto di vista
comunicativo nei mesi scorsi, è come un fondista che non è in grado di fare lo
sprint finale. Senza una sua maggioranza autonoma al Senato, Bersani è
spacciato, non potrà fare il premier, con il sollievo di quanti, soprattutto nella
parte appiedata del suo partito, lo ritengono non adeguato al ruolo di capo del
governo.
Condizione che condividerà
con altri suoi colleghi, Monti, Grillo, Ingroia e Berlusconi, che notoriamente,
per varie ragioni, non sono proponibili a tale ruolo. Tutti i capi coalizione in
corsa sono destinati a non essere
proposti come futuri premier. Però, siamo una repubblica parlamentare, i
governi si presentano in Parlamento, come da Costituzione, non alle urne.
immagine tratta da: sardegnademocratica.it
A proposito del "jus primae noctis" di Bersani e delle Primarie
Segnalazione articolo e foto da
http://affaritaliani.libero.it/milano/un-umiliazione-per-110113.html:
"Un'umiliazione per le donne milanesi". Scoppia il caso della paracadutata da Roma. di Marina Terragni,blogger e femministra milanese
Segnalazione articolo e foto da
http://affaritaliani.libero.it/milano/un-umiliazione-per-110113.html:
"Un'umiliazione per le donne milanesi". Scoppia il caso della paracadutata da Roma. di Marina Terragni,blogger e femministra milanese
"La
candidatura Pd di Fabrizia Giuliani, romana paracadutata nelle liste di Milano
per la Camera in posizione di sicura eleggibilità, è una piccola ma bruciante
umiliazione per le donne milanesi: le candidate uscite dalle primarie,
anzitutto; ma anche il vitalissimo, variegato, formidabile movimento delle
donne di questa città, “madre” di tutti i femminismi italiani (la “clientela”
elettorale a cui l’offerta Giuliani dovrebbe rivolgersi), che non ha mai
sentito nominare la candidata e che rivendica con orgoglio la sua
autonomia.
Presentata ovunque come “del comitato promotore di Se Non Ora Quando” –ma “Se
Non Ora Quando” smentisce l’investitura e interdice a lei come a chiunque altra
l’uso del brand-, non è più così chiaro a che titolo Giuliani sia in lista.
Se il senso di ingaggi civici come quelli di Michela Marzano, Massimo
Mucchetti, Carlo Dell’Aringa è autoevidente, la candidatura blindata di
Giuliani, spogliata degli allori Snoq, necessiterebbe di qualche
spiegazione.
Fabrizia Giuliani insegna Filosofia del Linguaggio a La Sapienza e online
compare qualche suo intervento su “l’Unità”. Molto di più non si sa, ed è un
peccato per le elettrici e gli elettori milanesi. Che rischiano di dover dare
credito ad alcune fastidiose illazioni secondo le quali Giuliani, compagna di
un consigliere regionale uscente del Lazio, il dalemiano Claudio Mancini, non
ricandidato né in Regione né in Parlamento, sarebbe in lista a titolo
“risarcitorio”. E lontano da Roma, dove Mancini è chiacchierato per aver
approvato, insieme ai vari Fiorito, le “spese pazze” per la Regione Lazio, e i
rumour si farebbero assordanti....
Elezioni: la sindrome della "Anatra zoppa"
Si riporta la tabella riassuntiva con le simulazioni sull'assegnazione dei seggi al Senato in base a vari scenari del CISE del politologo R. D'Alimonte.
Simulazioni di Roberto D'Alimonte su il Il Sole 24 Ore
Duello nelle regioni chiave, tutti gli scenari al Senato
http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2013-01-09/duello-regioni-chiave-tutti-141930.shtml?uuid=AbliQfIH
Si riporta la tabella riassuntiva con le simulazioni sull'assegnazione dei seggi al Senato in base a vari scenari del CISE del politologo R. D'Alimonte.
Simulazioni di Roberto D'Alimonte su il Il Sole 24 Ore
Duello nelle regioni chiave, tutti gli scenari al Senato
http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2013-01-09/duello-regioni-chiave-tutti-141930.shtml?uuid=AbliQfIH
martedì 8 gennaio 2013
Il colpo grosso del “Caimano”
Come è noto il sistema della Camera assicura comunque un vincitore, assegnando il "premione" di 340 seggi alla prima coalizione, mentre al Senato ogni regione ha un suo premio regionale, per cui la quota assegnata ad una coalizione dipende da regione a regione, con una certa analogia al sistema del Congresso americano. Questo è il motivo che sta rendendo importanti alcune regioni – Lombardia, Campania e Sicilia - nella disposizione della campagna elettorale. Se la regione è grossa, il premio in seggi è corposo, altrimenti la differenza è lieve. La Lombardia ha diritto a 49 senatori, con un premio di 27 seggi alla prima coalizione, la rimanenza andrà suddivisa tra le altre liste e coalizioni che supereranno le soglie di sbarramento. Senza scendere nei meccanismi complicati del porcellum, in questo modo è stata creata una sindrome detta della "anatra zoppa", che tende ad azzoppare, ad appiattire le coalizioni in gioco. Questo aspetto tecnico ha spinto Silvio Berlusconi a giocare il tutto per tutto al Senato. Ha rincorso la Lega Nord di Maroni per tutto dicembre, fino alla riunione finale dell'Epifania, dove è riuscito a mettere il sale sulla coda alla dirigenza leghista.
Ieri la conferenza stampa di Maroni, qui ripresa in un altro post con il video integrale.
Oggi la stampa parla del nuovo patto PDL-Lega e in parallelo si legge del profondo dissenso che manifesta la base leghista, esattamente come per le regionali del 2000.
Il segretario lombardo Matteo Salvini ha dichiarato a Repubblica che l'obiettivo della Lega è tenere il 75% delle tasse al nord, per cui "queste cose sono più importanti delle menate di chi ci rimprovera di non essere riusciti finora a incidere a sufficienza sulle questioni che riguardano il portafogli della nostra gente. Il federalismo che volevamo è stato bloccato..".
Insomma, per Salvini non sempre la base ha ragione, va bene solo quando applaude festante la sua elezione a leader del movimento.
Il sociologo Luca Ricolfi, che qualcosa in più di Salvini ha studiato e scritto, rimarca su La Stampa di oggi che lo slogan di Salvini e Maroni "trattenere il 75% delle tasse dei padani al Nord" è un evidente sintomo di un definitivo abbandono dei principi del federalismo, dando così una prova inoppugnabile della sua trasformazione in partito della spesa pubblica. Ricolfi ricorda alla massima dirigenza della Lega che le tasse non vanno "trattenute" ma "restituite", cioè vanno abbassate, stop, tutto il resto è propaganda per la sedia.
La base della Lega ha ben capito che il movimento sta scivolando verso una direzione pericolosa, protesta e dissente. I commenti ai vari articoli in rete sono tutti molto critici, come quello di Wanda ad un articolo di Gilberto Oneto, apparso ieri sul giornale on line L'INDIPENDENZA.COM:
“Non vorrei passare per quegli arroganti che sanno tutto (ma non c’e rischio, visto che altri prima di me qui hanno scritto inascoltati la stessa cosa) ma sta sceneggiata Berlusconi-Maroni si poteva evitarla. Maroni e la Lega si sono messi d’accordo con Silvio spingendo per evitare che il cavaliere facesse il premier lasciandogli così la via d’uscita di non andare incontro alla sconfitta in veste da premier…..Non capite il gioco? Ma siete d’accordo o che altro? La Lega è l’utile idiota di Berlusconi."
La lettrice è indubbiamente molto acuta, ha colto nel segno.
Il "Caimano" ha dimostrato di meritarsi in pieno il titolo acquisito sul campo, con una sola mossa ha fatto due volte centro, ha realizzato un colpo grosso piegando a suo piacimento la dirigenza della Lega, troppo preoccupata di occupare sedie che teme di perdere.
Elezioni.
La finta caccia al porcellum di Bersani.
Una
certezza c’è in questo mondo in continua ebollizione: quando arriva l'ora di
cena Pier Luigi Bersani si
accomoda nelle case degli italiani. Ormai è una consuetudine, da mesi: tra
settembre e novembre per le primarie, poi per il ballottaggio delle primarie, poi
a dicembre ancora per le parlamentarie con il Natale compreso, breve pausa per
il capodanno. Ieri è stato ospite di Lilli Gruber a Otto e Mezzo su La7,
https://www.youtube.com/watch?v=mX_5F8Scqp0
rieccolo di nuovo in pista come candidato premier per le politiche, per far capire agli italiani, seduti a tavola, di che pasta è fatto il futuro "vincitore" delle elezioni politiche del 24 febbraio.
https://www.youtube.com/watch?v=mX_5F8Scqp0
rieccolo di nuovo in pista come candidato premier per le politiche, per far capire agli italiani, seduti a tavola, di che pasta è fatto il futuro "vincitore" delle elezioni politiche del 24 febbraio.
Alle
21.03 esatte Bersani
annuncia che ci sarà un’apertura delle candidature verso il mondo degli
intellettuali cattolici, confermando l'ipotesi fatta di un PD che si sta
velocemente trasformando in una nuova DC, in un partito dai contorni
indefiniti, quasi un non-partito, che ha come obiettivo principale
l'occupazione del centro del sistema politico. Infatti, subito dopo annuncia
orgoglioso i nomi degli ultimi due “nominati”, quelli che verranno inseriti in
una zona di sicura elezione in quota alla sua segreteria: il direttore generale
della Confindustria di Roma, Galli, e il vice segretario generale della CISL,
soffiato ai montiani.
Da
aspirante premier, sottolinea nuovamente il carattere plurale del partito e dice:
"Sento
tutti che vogliono abolire il porcellum. Io volevo abolire il porcellum. Ma
visto che è rimasto, con le primarie l’abbiamo ammazzato".
Eh no,
questo è grossa, diventa difficile mantenere un decoroso auto controllo, per
cui è meglio spegnere il televisore, evitare il caffè e fare una passeggiata.
Il
sistema elettorale attuale, il "porcellum", è rimasto perché il PD ha
fatto di tutto per tenerselo, come è evidente dalla rilettura delle vicende
parlamentari di questo ultimo anno, che questo giornale ha ben documentato.
Però, c’è
una novità rilevante, un’altra innovazione introdotta dai democratici al
sistema del porcellum, dopo il rito delle primarie, il rito delle
parlamentarie, Bersani tira fuori dal cappello il rito della nomina.
C’è qualcosa
di mutuato dal Vaticano, nelle procedure per la nomina dei vescovi, con una
preventiva consultazione molto riservata, uno spintonarsi al riparo da occhi
indiscreti e infine l’annuncio pubblico. Così avviene nel PD per i nuovi
parlamentari “nominati” da Bersani, pubblicamente davanti alle telecamere, due
o tre per sera.
I
militanti veri, non quelli virtuali, apprendono dalla TV ciò che nessuno dice
in sezione, ovvero quello che il vertice ha deciso per loro. Proprio l'esatto
contrario dello spirito della partecipazione e della scelta democratica, come
dimostra anche il salvataggio di massa operato con la vecchia nomenclatura del
PDS e dei Popolari trasferitasi arma e bagagli nel nuovo PD.
Non è
solo il PD, anche gli altri partiti sono allineati sullo stesso sistema. Ha
ragione Magdi Allam a scrivere sul Giornale di lunedì scorso che "se
volessimo immaginare quale sarà l'Italia della “Terza Repubblica” potremmo fare
riferimento ai primi provvedimenti che i tre principali leader dicono che
assumeranno qualora dovessero diventare il nuovo capo del governo. Per Monti
sarà “una legge elettorale seria”, perché “questa non è degna di un Paese come
l'Italia”. Per Bersani “sarà assicurare che chi nasce qui figlio di immigrati è
italiano”. Per Berlusconi “l'abolizione dell'Imu (Imposta Municipale Unica) al
primo Consiglio dei ministri”.
L'idea di
Monti sulla legge elettorale si commenta da sola, visto che è stato lui che ha
chiuso in fretta e furia i lavori parlamentari l’8 dicembre, impedendo così la giusta
conclusione delle riforme avviate e la stesura della nuova legge elettorale in
discussione da molti mesi.
Nessun
contribuente ha voglia di scherzare, dopo la stangata di dicembre, con l'esoso
pagamento del saldo dell'IMU, su questa tassa. La trovata del Cavaliere
sull'abolizione dell'IMU sulla prima casa, rischia di diventare la prova
provata della sua assoluta mancanza di pudore.
La TV sta
giocando un ruolo enorme in questa campagna elettorale, ma anche, per dirla alla
Veltroni, dei brutti scherzi. Più la TV, la radio e il web sono occupati da
loro, più è evidente che Bersani, Berlusconi e il novello trio
"Sciagura" (Monti, Casini e Fini) sono sodali nel tenere in scacco il
Parlamento e la guida di questo Paese soffocato dalle tasse.
Sembra
incredibile, ma la partita delle elezioni politiche si sta giocando su un
dettaglio tecnico: l’incoerenza del sistema elettorale tra Camera e Senato. Un grave
difetto sperimentato già con Prodi nel 2006.
IL PATTO CON IL "DIAVOLO"
Il patto tra PDL e Lega sottoscritto la sera della Befana è nero su bianco. Roberto Maroni e Silvio Berlusconi hanno deciso che l’alleanza forza-leghista proseguirà anche alle prossime elezioni politiche. In cambio, il PDL sosterrà la candidatura di Maroni alle regionali lombarde. Dopo l’annuncio dato in mattinata lunedì 7 gennaio dal Cavaliere, nel pomeriggio anche il segretario del Carroccio ha confermato l’accordo, definendolo «molto soddisfacente» perché «così si vince» in una veloce conferenza stampa.
Conferenza stampa di Maroni per l'accordo Lega-PDL in via Bellerio a Milano
Il patto tra PDL e Lega sottoscritto la sera della Befana è nero su bianco. Roberto Maroni e Silvio Berlusconi hanno deciso che l’alleanza forza-leghista proseguirà anche alle prossime elezioni politiche. In cambio, il PDL sosterrà la candidatura di Maroni alle regionali lombarde. Dopo l’annuncio dato in mattinata lunedì 7 gennaio dal Cavaliere, nel pomeriggio anche il segretario del Carroccio ha confermato l’accordo, definendolo «molto soddisfacente» perché «così si vince» in una veloce conferenza stampa.
Conferenza stampa di Maroni per l'accordo Lega-PDL in via Bellerio a Milano
giovedì 3 gennaio 2013
Sul discorso del Presidente Napolitano di fine anno e fine settennato:
http://www.base.it/ouch/
http://www.lindipendenza.com/napolitano-o-re-banalita-e-lantico-vizio-del-privilegio/
http://www.base.it/ouch/
http://www.lindipendenza.com/napolitano-o-re-banalita-e-lantico-vizio-del-privilegio/
mercoledì 2 gennaio 2013
Bersani e il "jus primae noctis"
Primarie parlamentari del PD
Pubblicato su L'INDIPENDENZA.COM del 30 dicembre 2012.
Devo fare pubblica ammenda, ho commesso un errore veniale, involontario. Non sono obbligato a farlo, però nel mestiere di analisti politici è opportuno che quando si commette un'imprecisione sia fatta anche la correzione.
Tutto ha inizio a metà novembre, quando ho scritto un articolo sul giornale on line L'Indipendenza.com di analisi delle primarie del centro sinistra, che si concludeva con un'ipotesi, che ahimé ha fatto infuriare molti amici e colleghi. Il ragionamento fatto un po' sul filo del rasoio è stato il seguente: se le elezioni del 25 novembre sono state le primarie del centrosinistra, allora le elezioni politiche del 24 febbraio (allora si pensava al 10 marzo) sono da considerare delle elezioni "secondarie". Cioè, caricando a più non posso su tutti media un evento "privato" di una parte politica, come sono considerate le primarie da un punto di vista costituzionale e giuridico, si corre il rischio di trasformare le elezioni vere proprie in elezioni minori, secondarie. Il gioco di parole (e di concetti) non è piaciuto alla sinistra.
Oggi ammetto che l'ipotesi, non che fosse stata azzardata, ma sicuramente è stata un po' imprecisa. A santo Stefano sera, me ne sono reso conto. Ricevo delle mail che mi invitano a votare per un certo candidato alle primarie per la scelta dei parlamentari PD, indette tra ieri e oggi in tutta Italia dal PD e da SEL.
Superato il primo momento di stupore, per essere stato considerato un potenziale elettore del candidato descritto come
"Sveglio. Ha l'occhio vivo del pesce fresco, non l'occhio spento del pesce lesso. In qualsiasi momento lo chiami si mette a disposizione..."
mi interesso alla persona, sulla possibilità, se fosse stato il caso, di come avrei potuto votarlo. Cerco informazioni su internet su come partecipare alle primarie e mi trovo già subito a piedi: non sono iscritto al PD e non ho votato il 25 novembre. Peccato, un occasione mancata.
Però mi ritrovo, senza volerlo, dentro il meccanismo messo in piedi dal Partito Democratico, giustamente per allargare la base della nostra democrazia, negata dal sistema elettorale attuale, il porcellum.
A volte la curiosità è anima dell'azione, per cui non resisto dal proseguire la ricerca su google, che mi indirizza subito verso il giornale di partito, L'Unità. Leggo un articolo sul sito web e alcuni commenti molto interessanti per capire le reazione della base.
Commento di un lettore dell'Unità: "Non so se sono io che non riesco a trovare informazioni approfondite sui candidati, ma da quello che vedo c' è solo un elenco. Niente curriculum, niente competenze, niente programma, niente su posizione giudiziaria, ect. Vedo solo dei nomi. Un po' poco per parlare di democrazia vera. Se così sarà nei prox giorni. Se mi sbaglio indicatemi dove possiamo vedere le info sui candidati. Andrea."
Risposta molto grezza di Teobaldo, un militante duro:
"Alza il sedere e fatti un giro nelle sezioni di partito."
Un professore di Napoli sconsolato, annota:
"Il problema è: chi li conosce questi candidati? Come si fà a votare qualcuno, se non si conosce?".
Le osservazioni non sono da prendere sottogamba, sono di sostanza. Controllo se corrispondono al vero: sul sito web creato appositamente - http://www.primarieparlamentaripd.it/ - le uniche informazioni pubblicate sono il nome, cognome e la data di nascita. Un po' poco, neanche la professione come si faceva sui manifesti elettorali, tanto per sapere se uno è un operaio, un insegnante, un avvocato o un dirigente d'azienda pubblica. Insomma, che lavoro fa per vivere, visto che chiede il voto, qualcosa bisognerà pur sapere di lei o di lui.
Vado a vedere un caso specifico che conosco bene: Milano. Nel sito sono tutti insieme senza distinzione tra le due camere, un breve elenco di 37 nomi. In lista ci sono i soliti noti della politica milanese, sulla breccia da tanti decenni come: Pollastrini, Quartiani, Vimercati, Mirabelli, Fiano e Bassoli. Altri nomi sono apparentemente sconosciuti, però possono essere espressione del territorio, di qualche comune del milanese. Mistero risolvibile solo con un'accurata ricerca su web, che presumo non sia proprio alla portata dell'anziano militante pensionato.
Rivado sul web e trovo un articolo del Corriere del 28 dicembre che spiega la consistenza delle primarie a Milano e in Lombardia. I numeri sono significativi: tra Milano e Monza i candidati sono 37 e 8, per un totale di 45. I seggi per la Camera nella circoscrizione Lombardia-1, che comprende Milano e Monza, sono 40. A questi vanno aggiunti quelli per il Senato, dove i posti in palio sono 49 nella circoscrizione che comprende tutta la regione. La quota di Milano è poco più di un terzo, quasi venti seggi. Riassumendo, a Milano i posti in lista sono 20 al Senato più i 40 alla Camera, totale 60 possibili candidature.
Qui c'è un bel inghippo.
Queste candidature, come dire, devono pagare un "dazio" a Roma. Basta leggere il regolamento delle primarie.
I posti migliori sono riservati, al segretario, che potrà comporre il listino Bersani e alle deroghe per gli anziani del nuovo partito. La quota fissata è del 10%, più i capilista che non è detto che siano espressione del territorio, possono essere dei paracadutati dalle aule romane. Delle 60 candidature, almeno 6 più i due capilista sono riservate di diritto, come ai convegni quando mettono i cartellini con i nomi delle persone sulle sedie nelle prime file. Tutti gli altri candidati, vecchi e nuovi, dovranno accomodarsi nelle file successive. I posti "buoni" sono solo nella prima parte della lista bloccata, a seguire quelli molto incerti, poi nella parte finale sono solo dei riempitivi, senza speranza alcuna. Ad esempio, alla Camera nel 2006, quando vinse la sinistra gli eletti furono 21, al Senato molti meno, 13 in tutta la Lombardia, per cui 4 o 5 in quota a Milano.
Tutti questi numeri non devono far perdere il filo dei fatti, ma dimostrare che, gira e rigira, comandano sempre le segreterie. In conclusione, queste nuove primarie natalizie sono regolate da un "jus primae noctis", il medioevale "diritto alla prima notte" che vale ancora per Bersani, in più con scarsissima trasparenza sulle candidature.
L'operazione primarie parlamentari dimostra che queste sono le vere "secondarie" per cui, a rigor di logica, il voto per le politiche del 24 febbraio rappresenterà il terzo e ultimo passo, oltretutto completamente gratis, che ci porterà alle "terziarie".
Il doppio senso, ovviamente, è involontario.
RICOSTRUIRE LA DEMOCRAZIA
La “tela di Penelope” delle riforme elettorali
di
Giorgio Galli
Daniele Vittorio Comero
http://www.edizionisolfanelli.it/ricostruirelademocrazia.htm
ELEZIONI Politiche per Monti e Grillo
Con il "Porcellum" si ritrovano nella stessa situazione
Due facce, una
solo moneta: Monti e Grillo si trovano
accomunati in una situazione identica. Non vogliono o non possono candidarsi,
ma vorrebbero capeggiare le rispettive formazioni.
Il problema
ha una possibile e legittima soluzione, che ho esposto con l'articolo pubblicato da L'Indipendenza.com del 26
dicembre, facendo rilevare che nelle pieghe del nostro complicato ordinamento
elettorale esiste una seria possibilità
di loro candidatura, che non è una candidatura, una configurazione che ha quasi
dell’incredibile, che pare che sia stata studiata e approntata appositamente per loro.
Un attento
studioso e collaboratore del giornale on line, Francesco Maria Agnoli subito dopo
ha rilevato che:” In ogni caso, anche se
qualche costituzionalista sembra pensarla
in modo diverso, una cosa
dovrebbe essere abbastanza
evidente: Monti non può candidarsi, nel
senso che non può presentarsi agli elettori…”
Invece si, è
possibile. Si può presentare davanti agli elettori con i galloni da generale,
senza farsi votare direttamente. Il trucco c’è ma non si vede. La soluzione per
Monti, e quindi per Grillo, è nella attuale legge elettorale, il porcellum, la
legge 270/05, che ha introdotto la figura del “Capo della forza politica”, che
non è da confondere con il capolista di una lista. La differenza è enorme, mi
spiego meglio usando una metafora: concettualmente sono come l’allenatore e il
capitano della squadra.
Questa nuova
figura di allenatore-capo è stata introdotta nel settembre 2005 per trovare una
sistemazione dignitosa a Romano Prodi,
che stava per fare le primarie dell’Unione per tale posizione senza che
vi fosse un posto pronto a tale scopo.
Silvio Berlusconi e i suoi solerti tecnici hanno subito trovato la
soluzione che poteva andare a pennello, intitolata poi al sempre disponibile
leghista bergamasco Calderoli.
La nuova configurazione
è quella di un allenatore con più capitani giocatori.
Infatti, il
Cavaliere si era predisposto a competere per le Politiche 2013 su questo
schema, purtroppo per lui si è trovato con il solo Alfano, si è accorto che il
gioco così non può girare e funziona male. Anche per questo aveva fatto
l’offerta a Monti di cedergli il suo posto di “allenatore”, che però avrebbe
sempre tenuto per coda.
Insomma,
questa figura di “Capo” appare politicamente necessaria, anche se la gestione è
molto difficile, ci vuole flessibilità e non basta, come ha dimostrato la
legislatura attuale, iniziata nel 2008 sotto il segno di Veltroni e Berlusconi,
finita come con ben altre figure: Bersani, che ha sostituito il badogliano
ex-segretario Pd, e Monti, che ha disarcionato l’appesantito Cavaliere.
A ben vedere
la legge non prevede cambiamenti di formazioni, come è avvenuto con la
scissione di Fini e del FLI e l’ingresso della Santanchè al governo, oppure subentri
di allenatori con i due passi indietro di Veltroni, che da allenatore-capitano-giocatore
si è accontentato di un misero posto da giocatore in panchina.
Si è
già detto che giuridicamente la figura del capo-coalizione introdotta nel 2005 è
quasi indefinita, non è previsto alcun requisito minimo, della serie più una
cosa è importante e meno si dice. Così, potrebbe essere un uomo o una donna
qualsiasi, con la fedina penale pulita o lunga un chilometro, un cittadino italiano,
comunitario oppure un extracomunitario, forse sarebbe possibile che sia anche
minorenne. Tutto è ammesso, perché non è vietato, quindi che sia anche un
senatore a vita, come Monti. Oppure che si trovi nella situazione di Beppe
Grillo con una condanna sulle spalle. Non è detto che il “capo” sia poi anche
candidato alla Camera o al Senato, può tranquillamente non presentare il suo
nome nelle liste, in tal caso resterà una figura esterna al Parlamento. Certo,
non avrà diritto alle prebende e alle garanzie costituzionali che possiede un
parlamentare, comunque potrà avere degli incarichi di governo, anche la nomina
a premier. Oppure essere intervistato un giorno si e no da tutti i TG, che è la
cosa che conta di più.
La
normativa attuale consente questo escamotage, per cui Monti e Grillo possono
legittimamente concorrere alle prossime elezioni politiche del 24 febbraio 2013
come leader delle loro coalizioni e nel caso di Monti, mantenendo il seggio al
Senato che gli ha regalato il presidente Napolitano.
Sono queste
le ragioni che hanno indotto a elezioni anticipate, tutto per non fare la
riforma elettorale, per sfruttare a pieno i trucchi del “porcellum”, che
altrimenti non avrebbero potuto utilizzare.
Sono
armi che i vari Fini, Casini, D’Alema, Berlusconi e Bersani hanno voluto
mantenere intatte nell’arsenale della nostra sgangherata Repubblica, ma che
sono a doppio taglio. Ora possono consentire a Mario Monti di superare il
blocco del seggio senatoriale avuto in regalo a garanzia della sua non
candidatura, così come a Grillo di giocare la sua partita da allenatore a pieno
titolo, senza correre il rischio di trovarsi bloccato nella palude della Camera
o del Senato, lanciando l’assalto alle trincee nemiche da una posizione privilegiata.
Monti "sale" in Politica
Il Professore vuole salire ancora
più in alto
(pubblicato su L'INDIPENDENZA.COM del 26 dicembre 2012)
L’orgoglio del potere si è manifestato
in tutta la sua vanità, pubblicamente davanti ad una schiera di adulanti
concelebranti nella tanto attesa conferenza stampa di fine anno del Capo del
governo tecnico, tenutasi domenica mattina, 23 dicembre, a Palazzo Chigi e
durata più di due ore. I commenti della stampa sono molto discordi.
I più critici
hanno subito detto che ha parlato senza dire nulla di utile per far capire le
prossime mosse. Altri, come il sottoscritto, hanno capito solo una delle reali
intenzioni di Monti, o meglio, quella che è stata più evidente, a mano a mano
che lui macinava tempo in auto-complimenti conditi con dosi omeopatiche di
simpatia.
E’ un politico raffinato e spietato, dotato di una padronanza di
linguaggio e di un auto controllo elevatissimo, che rivela la sua vera natura:
è un democristiano, di rito doroteo.
Come tecnico riscuote un consenso molto incerto,
specie da chi prova sulla sua pelle gli effetti delle sue maldestre manovre,
cioè buona parte degli italiani.
Però, è uomo di potere, per cui
attrae, ha il fascino perverso del bastone del comando. Possiede una tecnica oratoria
raffinata, un po’ old style ma efficace, riesce a tenere il bandolo del
discorso per ore senza rispondere all’unica domanda che giustificava un tale
dispiegamento di personalità alla conferenza stampa, ovvero su quale fosse la
sua posizione rispetto alla imminenti elezioni politiche, se sarà in campo o
meno e in che modo. Visto che in tanti si richiamano alla sua figura, alla
famosa “Agenda Monti”, e mancano due mesi esatti al voto, la questione non è
secondaria.
Alla fine non ha detto nulla, anche se
ha tagliato l’erba sotto i piedi a tutti, compreso il presidente Napolitano, al
quale ha detto di aver riferito una sola frase, un lapidario ”missione
compiuta”.
Uno dei commenti più duri è quello di
Marco Travaglio su Il Fatto, che dice tutto già nel titolo “La scimmia, la
mummia, la sfinge e la volpe”, che ha così definito Grillo, Berlusconi, Monti e
D'Alema commentando l'incredibile domenica in TV. Si è visto il dilagare dei
politici sulla scena televisiva, con Berlusconi scatenato e D’Alema a Rai3 da
Fazio.
La gara per l'occupazione dei media è
stata vinta, senza alcun dubbio, da Mario Monti, che ha rifilato un secco 2 a 1
al suo predecessore a palazzo Chigi. Risultato che non ammette discussioni, il
sistema televisivo è prono al nuovo vincente. Qualcuno potrebbe dire che chiodo
scaccia chiodo, ma qui si è in presenza di mosse ardite al limite del
consentito in una democrazia parlamentare matura come la nostra. Alcuni
esponenti politici hanno lanciato l’allarme, come Magdi Allam che sul Giornale di
lunedì 24 dicembre ha scritto che:
“Monti
sta perpetrando il crimine di trasformare uno Stato ricco in una popolazione
povera, imprese creditrici in imprenditori falliti. Nonostante il maggior
gettito fiscale grazie al più alto livello di tassazione al mondo e al regime
di polizia tributaria che sta condannando a morte le imprese e le famiglie, il
debito pubblico è aumentato di 153 miliardi e il Pil è calato del 2,4 per
cento. Tutto ciò non accade perché Monti è un incapace ma all'opposto perché
sta deliberatamente perpetrando il crimine di distruggere l'economia reale per
offrirla in pasto alla speculazione finanziaria globalizzata. Gli 878.000
miliardi di dollari di titoli tossici creati dalle banche d'affari per inverarsi
devono riciclarsi, così come avviene con il denaro sporco della Mafia,
possedendo beni reali che, dato l'esorbitante ammontare pari a 12 volte il Pil
mondiale, necessita del controllo dei governi. Quando il 16 gennaio 2011 Monti
giurò sulla Costituzione di servire l'interesse nazionale dell'Italia, giurò il
falso perché di fatto quel giorno lui era ancora nel direttivo della Goldman
Sachs, di Moody's, del Gruppo Bilderberg e della Commissione Trilaterale, i
poteri forti dietro alle quali si cela la speculazione finanziaria
globalizzata.”
Questa situazione politica è stata
dunque forzata in diversi passaggi, per ultimo nella conclusione anticipata
della legislatura. Una riprova è nel discorso Monti all’inizio della conferenza
stampa, quando ha giustificato il fatto
di aver chiuso anzi tempo i lavori parlamentari per le critiche espresse da
Alfano alla Camera. Da un punto di vista di regole democratiche il ragionamento
non sta in piedi, come ha dimostrato l’ex-presidente del Senato Pera in vari
interventi. Infatti, si sono ben guardati dal far svolgere il benché minimo
dibattito o anche solo una comunicazione in aula, visto che siamo in una
democrazia parlamentare, per cui un po’ di rispetto della forma e della
sostanza non guasta.
Con la salita al Colle dell’8 dicembre,
per chiedere le elezioni anticipate e chiudere bottega, non si è capito subito
che era in corso un “colpo di mano”, come ho scritto nel ultimo articolo
apparso su questo giornale. Rimaneva ancora misteriosa la spiegazione di tanta
fretta, cioè il motivo dell’improvvisa accelerazione che ha spiazzato tutti, da
destra a sinistra.
Ora, dopo aver sentito la campana del
senatore a vita, è possibile fare qualche congettura. La principale è quella
sulla convenienza di tale mossa, a chi può servire.
Negli intrighi classici, l’assassino e
quasi sempre il maggiordomo infedele, che cerca di impossessarsi di ciò che
gestisce per nome e per conto del padrone. In questo caso, con tutto il
rispetto dovuto, la figura del gestore è quella di Monti, come lui ha sempre
detto e ribadito, visto che i referenti sono i partiti della sua strana
maggioranza (PD, PDL e UDC) che lo hanno sostenuto in quel incarico.
I suoi “padroni” sono stati blanditi
con l’idea della chiusura anticipata, che comporta il mantenimento del sistema
elettorale delle liste bloccate, il porcellum, eludendo così la tanto sospirata
riforma elettorale. Le segreterie dei partiti sono state ben felici di avere
ancora una volta la possibilità di decidere gli eletti in Parlamento, di
sostituirsi al giudizio popolare.
Se non che domenica Monti ha fatto
intravvedere, con molto tatto, che il maggior beneficiario di tutta
l’operazione è proprio lui. Mi spiego meglio: il presidente Napolitano ha
sempre sostenuto che un suo coinvolgimento diretto nella competizione
elettorale non sarebbe stato possibile, perché ci aveva già pensato lui
nominandolo senatore a vita prima di affidargli l’incarico di premier. Invece
non è così, nelle pieghe della attuale legge elettorale esiste una grossa
opportunità per l’inquilino di palazzo Chigi: la figura del “capo-coalizione”.
Nella legge elettorale approvata nel
2005 c’è proprio tale figura che sta sopra ai partiti che formano una
coalizione, per questo Monti parla di salire in politica, sale sopra ai partiti
e ne diventa il capo. La legge al riguardo è molto generica, perché in quel
momento è stata scritta pensando a Prodi e Berlusconi. Nessuno degli estensori
è stato sfiorato dal dubbio che una tale opportunità potesse essere utilizzata
diversamente, per cui la figura del capo della forza politica è molto generica.
E’ quasi indefinita, non è previsto
alcun requisito. Potrebbe essere un galantuomo come un pregiudicato, un
cittadino comunitario oppure un extracomunitario, forse anche minorenne. Tutto
è possibile, quindi che sia anche un senatore a vita.
La normativa attuale consente questo
escamotage, per cui può legittimamente concorrere alle prossime elezioni
politiche del 24 febbraio 2013 come leader di una coalizione e mantenere il suo
seggio al Senato.
Questa sembra una delle più
consistenti ragioni che ha condotto alle elezioni anticipate, ovvero l’idea di
non fare la riforma elettorale per sfruttare a pieno i trucchi del “porcellum”,
che altrimenti si sarebbero persi.
Berlusconi, Bersani e la 2° edizione
della sua “gioiosa macchina da guerra”, con i centristi, hanno fiutato il
trucco e stanno correndo ai ripari, ma ormai è tardi per fermare il meccanismo,
a loro non rimane altro che minacciare verbalmente di terribili ritorsioni il
“maggiordomo infedele”.
E’ appena iniziata la campagna
elettorale e già si assiste ad un rovesciamento di fronte, che prelude ad altri
colpi di scena.
Monti, tra le tante cose dette alla
conferenza, ha involontariamente rimarcato la differenza simbolica con il
Natale, sottolineando che la politica è in “alto”. A Natale la Divinità si fa
carne, umilmente scende tra la gente per portare pace e serenità. Invece, l’uomo
di potere, che ha molte responsabilità nel Paese, sostenuto da corpose elite, orgogliosamente
”sale” in politica.
martedì 1 gennaio 2013
A Radio Lombardia - Pane al pane - 12 dicembre 2012 con la Kustermann e Giorgio Galli
https://www.facebook.com/PanealPane
foto ricordo, immagine al link:
https://fbcdn-sphotos-g-a.akamaihd.net/hphotos-ak-snc6/c134.0.403.403/p403x403/215096_460369544020882_487289350_n.jpg
con Giorgio Galli il 30 novembre 2012
https://www.facebook.com/PanealPane
foto ricordo, immagine al link:
https://fbcdn-sphotos-g-a.akamaihd.net/hphotos-ak-snc6/c134.0.403.403/p403x403/215096_460369544020882_487289350_n.jpg
con Giorgio Galli il 30 novembre 2012
Elezioni comunali 2012 - Commento in TV ad Aria Pulita
Elezioni comunali 2012 - Commento in TV ad Aria Pulita
video su YouTube del maggio 2012:
https://www.youtube.com/watch?v=niSCrxh4YqM
video su YouTube del maggio 2012:
https://www.youtube.com/watch?v=niSCrxh4YqM
Che cos'è il "SISTEMA SESTO" nella politica milanese e nazionale
articolo al link:
http://www.lindipendenza.com/sistema-sesoto-comero/
articolo al link:
http://www.lindipendenza.com/sistema-sesoto-comero/
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