mercoledì 12 febbraio 2014

L'affannosa ricerca dell'Algoritmo del "simplesso"


Scoperto un primo buco nell’Italicum, altre toppe in vista
Forse ha ragione il politologo Sartori, che ha tranciato un giudizio secco sulla riforma elettorale: è un “bastardellum”. Alla Camera riprende la discussione sulla riforma della legge elettorale, il cosiddetto Italicum, realizzato dal politologo, allievo di Sartori, Roberto D’Alimonte, ora consigliere di Renzi. Il clima è teso, specie dentro i partiti, come nel PD con la minoranza cuperliana in rivolta. Si temono imboscate e tutti guardano con sospetto ogni cosa. Lunedì 10 febbraio, sono stati esaminati dal comitato ristretto dei nove la valanga di emendamenti presentati, pare oltre 400.
Nel frattempo Matteo Renzi sale e scende dal Colle, addio Firenze, è già di casa a Roma. A metà settimana è stata convocata la direzione del PD, segno che qualcosa di grosso bolle in pentola. L’attenzione dei deputati della Camera è tutta sui dettagli dell’Italicum, sugli emendamenti presentati, per capire quali sono quelli buoni, e vedere come funziona veramente il nuovo sistema.
Nel weekend sono girate delle simulazioni (a cura del gruppo di D’Alimonte e pubblicate dal Sole24Ore) sul concreto funzionamento del meccanismo elettorale con il riparto dei seggi nei collegi plurinominali e il calcolo del  premio di maggioranza. Qui si ripropone la tabella collegi  pubblicata dal Sole24Ore sulla Lombardia.
La sorpresa è stata grossa sia per gli specialisti che per i politici: è un sistema che funziona male, poco affidabile e sostanzialmente inadeguato. E’ successo che il meccanismo studiato dai tecnici forzisti e democratici, in gergo tecnico “l’Algoritmo di riparto”, che assegna e distribuisce i seggi ai partiti funziona in modo quasi casuale, specie per i piccoli partiti, visto che non c’è un rapporto diretto tra voti presi e seggi conquistati.
L’Italicum prevede delle circoscrizioni regionali suddivise in tanti collegi plurinominali. Nel caso della Lombardia la prima proposta Sisto è di 24 collegi con 101 seggi, mentre il Piemonte è suddiviso in 12 collegi per 45 seggi.
Il punto critico è che il mitico “algoritmo” non assegna direttamente il seggio a chi ha avuto più voti direttamente nel collegio, che sarebbe la cosa più logica e comprensibile, ma aspetta che sia l’ufficio centrale da Roma a decidere. I territori non contano nulla, gli elettori del collegio non hanno peso su come ripartire i seggi.  La distribuzione avviene in base ad un calcolo un po’ complicato legato all’entità del premio di maggioranza. Insomma, un pasticcio ampiamente prevedibile già nel testo presentato dal presidente della 1° commissione, Sisto, il 24 gennaio scorso. Solo che la fretta ha impedito qualsiasi riflessione seria sulle norme confezionate intorno all’accordo Renzi-Berlusconi del 18 gennaio.
In un ipotetico voto, in base agli ultimi dati di sondaggio, si andrebbe al ballottaggio, visto che nessuna coalizione supererebbe il 37%. Sono proposte due possibili soluzioni, nella tabella degli scenari, vince il centro destra oppure il centro sinistra, con l’assegnazione tramite ballottaggio dei 327 seggi in palio, ai quali aggiungere la quota estero, la valle d’Aosta e il Trentino Alto Adige.
Si vede bene che la competizione è tripolare, per cui certamente prenderanno seggi il PD, FI e M5S.
Qui hanno ipotizzato la possibilità di aggancio (sopravvivenza) di due soli partiti minori come la Lega e il NCD. Fin qui niente di nuovo, il bello è nella successiva tabella, quella dei collegi con i seggi effettivi ripartiti nel territorio.
Ogni riga rappresenta un collegio, ottenuto come somma dei vecchi collegi del mattarellum del 19993. Ad esempio il primo collegio è composto da Sesto Calende, Luino e Varese, con 4 seggi assegnati e circa 280mila elettori. Milano è divisa, pezzi in vari collegi insieme ai comuni confinanti. Nelle colonne sono riportati i seggi assegnati con il voto delle scorse politiche del 2013 aggiustato con il trend proveniente dai sondaggi. Il riparto, non essendo il frutto di un calcolo diretto, sulla base del voto espresso dagli elettori, ma di una decisione proveniente da Roma in base ad un algoritmo, è oggetto di contestazione. Si è scoperto, con le simulazioni di voto, che i seggi facilmente  “scivolano” da un collegio all’altro, anche in  modo casuale.
 Si vedrà nei prossimi giorno quali saranno le modifiche che verranno approvate dalla Camera all’algoritmo bacato, se i deputati troveranno qualcosa che possa funzionare decentemente, una specie di “algoritmo del simplesso” tra tutte le condizioni, nel prevedibile caos di centinaia di emendamenti e sub-emendamenti.