Scoperto un primo buco nell’Italicum,
altre toppe in vista
(dal giornale on line http://www.lindipendenza.com/scperto-un-primo-buco-nellitalicum-altre-toppe-in-vista/)
Forse ha
ragione il politologo Sartori, che ha tranciato un giudizio secco sulla riforma
elettorale: è un “bastardellum”. Alla Camera riprende la discussione sulla
riforma della legge elettorale, il cosiddetto Italicum, realizzato dal
politologo, allievo di Sartori, Roberto D’Alimonte, ora consigliere di Renzi. Il
clima è teso, specie dentro i partiti, come nel PD con la minoranza cuperliana
in rivolta. Si temono imboscate e tutti guardano con sospetto ogni cosa. Lunedì
10 febbraio, sono stati esaminati dal comitato ristretto dei nove la valanga di
emendamenti presentati, pare oltre 400.
Nel
frattempo Matteo Renzi sale e scende dal Colle, addio Firenze, è già di casa a
Roma. A metà settimana è stata convocata la direzione del PD, segno che
qualcosa di grosso bolle in pentola. L’attenzione dei deputati della Camera è
tutta sui dettagli dell’Italicum, sugli emendamenti presentati, per capire
quali sono quelli buoni, e vedere come funziona veramente il nuovo sistema.
Nel weekend
sono girate delle simulazioni (a cura del gruppo di D’Alimonte e pubblicate dal
Sole24Ore) sul concreto funzionamento del meccanismo elettorale con il riparto
dei seggi nei collegi plurinominali e il calcolo del premio di maggioranza. Qui si ripropone la
tabella collegi pubblicata dal Sole24Ore
sulla Lombardia.
La sorpresa
è stata grossa sia per gli specialisti che per i politici: è un sistema che
funziona male, poco affidabile e sostanzialmente inadeguato. E’ successo che il
meccanismo studiato dai tecnici forzisti e democratici, in gergo tecnico “l’Algoritmo
di riparto”, che assegna e distribuisce i seggi ai partiti funziona in modo
quasi casuale, specie per i piccoli partiti, visto che non c’è un rapporto
diretto tra voti presi e seggi conquistati.
L’Italicum
prevede delle circoscrizioni regionali suddivise in tanti collegi plurinominali.
Nel caso della Lombardia la prima proposta Sisto è di 24 collegi con 101 seggi,
mentre il Piemonte è suddiviso in 12 collegi per 45 seggi.
Il punto
critico è che il mitico “algoritmo” non assegna direttamente il seggio a chi ha
avuto più voti direttamente nel collegio, che sarebbe la cosa più logica e
comprensibile, ma aspetta che sia l’ufficio centrale da Roma a decidere. I
territori non contano nulla, gli elettori del collegio non hanno peso su come
ripartire i seggi. La distribuzione
avviene in base ad un calcolo un po’ complicato legato all’entità del premio di
maggioranza. Insomma, un pasticcio ampiamente prevedibile già nel testo
presentato dal presidente della 1° commissione, Sisto, il 24 gennaio scorso.
Solo che la fretta ha impedito qualsiasi riflessione seria sulle norme
confezionate intorno all’accordo Renzi-Berlusconi del 18 gennaio.
In un ipotetico voto, in base agli
ultimi dati di sondaggio, si andrebbe al ballottaggio, visto che nessuna
coalizione supererebbe il 37%. Sono proposte due possibili soluzioni, nella
tabella degli scenari, vince il centro destra oppure il centro sinistra, con
l’assegnazione tramite ballottaggio dei 327 seggi in palio, ai quali aggiungere
la quota estero, la valle d’Aosta e il Trentino Alto Adige.
Si vede bene
che la competizione è tripolare, per cui certamente prenderanno seggi il PD, FI
e M5S.
Qui hanno
ipotizzato la possibilità di aggancio (sopravvivenza) di due soli partiti
minori come la Lega e il NCD. Fin qui niente di nuovo, il bello è nella
successiva tabella, quella dei collegi con i seggi effettivi ripartiti nel
territorio.
Ogni riga
rappresenta un collegio, ottenuto come somma dei vecchi collegi del mattarellum
del 19993. Ad esempio il primo collegio è composto da Sesto Calende, Luino e
Varese, con 4 seggi assegnati e circa 280mila elettori. Milano è divisa, pezzi
in vari collegi insieme ai comuni confinanti. Nelle colonne sono riportati i
seggi assegnati con il voto delle scorse politiche del 2013 aggiustato con il
trend proveniente dai sondaggi. Il riparto, non essendo il frutto di un calcolo
diretto, sulla base del voto espresso dagli elettori, ma di una decisione proveniente
da Roma in base ad un algoritmo, è oggetto di contestazione. Si è scoperto, con
le simulazioni di voto, che i seggi facilmente “scivolano” da un collegio all’altro, anche
in modo casuale.
Si vedrà
nei prossimi giorno quali saranno le modifiche che verranno approvate dalla
Camera all’algoritmo bacato, se i deputati troveranno qualcosa che possa
funzionare decentemente, una specie di “algoritmo
del simplesso” tra tutte le condizioni, nel prevedibile caos di centinaia
di emendamenti e sub-emendamenti.