martedì 29 ottobre 2013

Obama, il dollaro e l’Europa: tutti sul orlo di una crisi


Leggendo i giornali, a volte, viene il dubbio che diluire il latte con acqua, vendere olio d’oliva come extravergine o raschiare monete d’oro siano operazione consentite, quasi normali. Con la scusa che fanno così in tanti, allora tutto è concesso. E’ il caso degli USA e di Obama, oggi nell’occhio del ciclone per aver sostenuto un complesso sistema di intercettazioni delle comunicazioni a tutti i livelli, con la giustificazione di una presunta difesa della sicurezza nazionale.
Passata l’infatuazione che ha contagiato il mondo occidentale verso il nuovo politico, culminata con la consegna ex-ante del premio Nobel per la pace, ora emergono i lati oscuri di Obama.
In questi ultimi anni, con la scusa della crisi finanziaria dei mutui sub-prime del 2007-2008, scoppiata con Bush junior, il problema maggiore non è quello delle “spiate” invadenti, bensì quello di inondare il mercato mondiale di dollari. La situazione appare critica: gli americani producono più dollari che beni reali, è come se stessero allungando con acqua il vino prodotto negli anni scorsi, per far tornare i conti.
Si ha così l’effetto di mettere fuori gioco chi produce veramente ricchezza. Come si può immaginare, la quantità di interessi è enorme, per cui la posta in gioco è altissima, ed è visibile nei continui contrasti sui mercati finanziari, che schiacciano l’economia reale.
Sono in corso delle vere e proprie “Guerre della finanza” – titolo di un libro appena uscito per i tipi della CEDAM – scritto da Nicola Walter Palmieri, che ieri è stato presentato all’Hotel dei Cavalieri e domani alla Società Umanitaria di Milano (30 ottobre, alle ore 17).
L'articolo prosegue sul giornale on line: