mercoledì 3 settembre 2014

Sto con Magdi Allam e non con i tagliatori di lingue e di gole


L’articolo di Giuseppe Reguzzoni, apparso il 1° settembre sul giornale on line L'INDIPENDENZA.COM inerente la vicenda di Magdi Cristiano Allam, anche se infarcito di dotte considerazioni teologiche, come si compete al traduttore di scritti di Papa Ratzinger, non mi è piaciuto. 
Anzi, a me pare che Reguzzoni abbia scambiato un granchio per un gatto. 
L’argomento è delicato, per cui è meglio riassumere i principali passaggi del caso Allam per quei lettori che, distratti dalle ferie di agosto, si fossero persi questa brutta vicenda emersa ai primi di agosto, nel periodo clou della grande riforma costituzionale e delle doppie fiducie carpiate al governo su decreti legge omnibus. 
Nel trambusto della politica romana è risuonata flebile la campana dell’ammiraglia dei giornalisti nel diramare la notizia del deferimento di Magdi Allam al Tribunale disciplinare dell’Ordine, per delle cose che lui ha scritto tre anni fa. 
Quindi, Magdi a fine mese è destinato ad essere giudicato da dei giornalisti titolati a fare i giudici delle idee di altri giornalisti. Titolo acquisito tramite regolari elezioni tra gli iscritti, non per capacità specifica... 

L'articolo prosegue sul giornale on line:

(nella foto qui sotto sono con Magdi
​Allam ​
alla presentazione del libro di L. Garibaldi e P. Deotto su Guglielmo Giannini,
a seguire la vignetta
​realizzata da
 Forattini)​













Il testo dell'articolo di Reguzzoni:

di GIUSEPPE REGUZZONI
(Madgi Allam è al centro in questi giorni di una polemica per essere stato processato dall’Ordine dei giornalisti, accusato di islamofobia. Un esercito di colleghi sono scesi in sua difesa. Ma nessuno ricorda cosa ha fatto l’ex europarlamentare di recente rimasto a casa, dopo il clamore della sua conversione. Ce lo rammenta il nostro Giuseppe Reguzzoni. Buona lettura). E cosí anche il teocon Magdi Cristiano Allam si sbattezza. Lo fa per protestare contro il “relativismo” della Chiesa cattolica e l’apertura all’Islam. Con i Mussulmani non si dialoga, dice lui, si combatte. O, meglio, devono combattere gli altri. Armiamoci e partite, vecchio vezzo italico. A furia di ripetere che lui, sí, ama l’Italia, ma gli Italiani non la amano, il Magdi nostrano ha fatto suoi i peggiori vizi italici.
Armiamoci e partite, appunto: un esercito fatto tutto di generali, con nessuno che si sporca umilmente le mani. Già, perché, in fondo in fondo, è tutta questione proprio di umiltà. Venne la tempesta, venne il vento forte, ma Dio, dice la Bibbia, non era nella tempesta, e non era nel vento forte.
Dio era in un vento leggero, appena percettibile, Dio era nel silenzio. Era nel silenzio di piazza San Pietro, quando l’uomo venuto dalla fine del mondo chiese e ottenne il silenzio assoluto, nel cuore della Città più chiassosa del mondo. Riponi la spada nel fodero. Credi tu che non avrei potuto chiedere al Padre mio di mandare dodici legioni di angeli . . .? Dio era nel silenzio. Dio non ama i riflettori. Dio è Dio perché nessuno deve spiegargli che cosa deve essere per essere Dio.
Per questo la religione vera, quella del cuore e del silenzio, non può mai essere instrumentum Regni, strumento che aiuta un Potere, il Potere, a stare insieme e governare il mondo. La religione può divenire quella cosa, può essere instrumentum regni. Può esserlo e lo è stata.
Ma, allora, caro Allam, che differenza ci sarebbe tra l’Islam che Lei depreca e l’umiltà del Cristianesimo?
Nella loro storia i Cristiani non hanno esitato a difendersi, anche con le armi, quando era in gioco la libertà e la vita innocente. Oggi, forse, più che la forza dell’Islam il vero problema è la poca fede dell’Occidente, un tempo cristiano.
Ma la guerra all’Altro, in quanto altro, non è mai cristiana. Non voglio la morte del peccatore, ma che si converta e viva, dice Dio nella Scrittura. Che si converta e viva . . . Allam dichiara che la sua conversione è chiusa. Lo fa sui grandi giornali e in TV, così come si era fatto battezzare in gran pubblico, dal Papa e con padrino l’on. Lupi, l’amico di Simone e del gruppo gioioso della sanità lombarda.
La mia conversione, invece, è talmente agli inizi da farmi tremare, ma so che non tocca a me spiegare a Dio come deve essere essere Dio. E so anche che Dio diffida del Potere, lo so perchè lo ha detto e scritto proprio Lui, lo ha mostrato quel Venerdí Santo di tanto tempo fa, quando è morto appeso a una croce romana. Non ha fatto calare legioni di angeli per distruggere i suoi “nemici’, eppure avrebbe potuto farlo. Non c’erano riflettori e onorevoli. Fango, polvere, solitudine, miseria. Dio non era nella tempesta, ma in un vento leggero.
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