domenica 13 gennaio 2013


Grillo che fai, molli prima ancora di combattere?
http://www.lindipendenza.com/grillo-che-fai-molli-prima-ancora-di-combattere/

http://www.youtube.com/watch?v=pjwBWmNjVOw
Beppe Grillo ha toccato con mano che cosa vuol dire presentarsi alle elezioni in Italia, nella patria della democrazia parlamentare più tollerante d’Europa con ladri, truffatori e millantatori, procurandosi una fastidiosa scottatura.
Che cosa è successo?  Niente di nuovo, da venerdì 11 fino a domenica 13 gennaio, la legge prescrive che siano depositati i simboli che verranno utilizzati per la campagna elettorale e per la presentazione delle liste di candidati. Un passaggio apparentemente formale per i partiti in Parlamento: il PD ha depositato il suo simbolo con tutta calma, come il PDL e la Lista Monti. Non così per tutti gli aspiranti competitori che vogliono entrare a sedersi nelle prestigiose camere. Ad esempio, il Movimento 5 Stelle teme di essere clonato da altri ed allora si mette in fila davanti al Viminale fin dall’inizio della settimana, come prendere il posto a teatro quando i biglietti vanno a ruba. Questo è il racconto di Grillo sul suo Blog:
All'improvviso, vengono poste le transenne davanti al ministero degli Interni: è il segnale che è scoccato il momento della coda. Se stai mangiando un maritozzo nel bar davanti o ti sei appostato nell'appartamento con vista sul Viminale o hai ricevuto una soffiata, allora hai un'alta probabilità di occupare il primo posto della fila. Una volta piazzato lì, in piedi, come uno stoccafisso, nessun pubblico ufficiale ti lascia un riscontro della tua posizione: un bigliettino, un pezzo di carta di formaggio, un numero della tombola. Devi difendere il posto come in trincea. Rimpiangi le Poste Italiane che hai sempre disprezzato, da loro almeno sai quando aprono, ti danno un numerino e stai in un luogo caldo. La fila si forma dal pomeriggio di lunedì 7 gennaio, ma gli uffici accettano il deposito solo dalle ore 8 di venerdì 11. 90 ore al freddo, di giorno e di notte, con i turni e le tazze di caffè caldo, con gli amici a darti il cambio, sembra il fronte orientale di "Centomila gavette di giaccio" nella seconda guerra mondiale. Siamo però a Roma settanta anni dopo.

Quando venerdì mattina si aprono gli uffici del Ministero degli interni, scoprono che tutta questa fatica è servita a poco e sentono puzza di fregatura quando, con il naso all’insù, scorrono i foglietti appesi in bacheca fuori nel corridoio: “…i nostri vedono nel tabellone elettorale due simboli quasi identici. Chi era in fila prima di noi ha consegnato all'ufficio il simbolo del M5S senza l'indirizzo del sito. Assolutamente confondibile dall'elettore. Abbiamo fatto ricorso. Dovremo aspettare martedì pomeriggio per sapere se il M5S parteciperà alle elezioni. In caso della presenza di un simbolo confondibile non parteciperemo. Questa è l'Italia che non c'è più, che non ci appartiene, che va cambiata dalle fondamenta. Se entreremo in Parlamento lo apriremo come una scatola di tonno. Se non ci lasceranno partecipare si prenderanno la responsabilità della delegittimazione dello Stato e delle inevitabili conseguenze.”
Boom! Parole grosse, dette senza pensare bene alle conseguenze. Sembra quasi impossibile che alla prima difficoltà, al primo bastone in mezzo alle ruote, Grillo molli la presa.
Tutto il procedimento che porta alle elezioni e alla proclamazione dei risultati è costellato di trappole e insidie, non certo per un puro caso. Sono le leggi fatte dal Parlamento di  questa Repubblica che a parole dice di essere per la Costituzione, aperta e democratica, poi scrive delle norme fatte apposta per far cadere chi insidia il posto dei potenti dentro il palazzo.
Saranno i giudici dell’Ufficio Centrale a Roma, che sono magistrati della Cassazione, a dire l’ultima. Sono loro che sorvegliano e gestiscono le elezioni Politiche del 24 febbraio, sono i massimi tutori della legge.


A proposito, tanto per dare un volto e un nome a chi ha in mano un compito così importante, chissà se qualcuno sa chi sono. Si sa che ci dovrebbe essere un decreto del primo presidente della Cassazione. Però, sul sito web non si trova.
Forza Grillo, fai un bel  ricorso al Ufficio Elettorale Centrale Nazionale, come prescrive l’art. 16 del DPR 361 del 1957. Non darla vinta a chi tenta di copiare o imbrogliare le carte e i simboli ma, soprattutto, non mollare al primo dispetto. La Casta non aspetta altro che un passo indietro dei nuovi partiti, che sia il Movimento 5 stelle di Grillo, “Rivoluzione Civile” di Ingroia o “IOAMOLITALIA” di Magdi Cristiano Allam.